Marò in carcere in India L'Italia: "E' inaccettabile"
Il Tribunale indiano sui due militari italiani: "Nessuna indulgenza". La Farnesina: "Non stiano con i criminali comuni". Terzi: "Massima tutela"
Si sono aperte le porte del carcere indiano per Massimo Latorre e Salvatore Girone i due marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani. Il giudice distrettuale di Kollam, A K Gopakumar, ha deciso il trasferimento immediato nella prigione centrale Trivandrum dei due fucilieri del San Marco disponendo il fermo giudiziario per 14 giorni. Dal 20 febbraio i due militari erano sotto la custodia della polizia, nella guest house di Kochi e poi di Kollam. Adesso Mario Monti deve fare di tutto per tirare fuori i nostri militari, basta con la linea attendista. Difesa inascoltata - La Corte ha respinto la richiesta dei legali affinchè venisse concesso ai due militari uno status privilegiato, ma ha però raccomandato che vengano rinchiusi lontano dagli altri carcerati, che siano assistiti da un punto di vista sanitario e che possano ricevere visite per un'ora al giorno, tra le 10 e le 11 di mattina. Ai due fucilieri verrà anche servito cibo italiano durante tutta la loro permanenza in carcere che potrebbe arrivare a tre mesi. Nelle prossime ore, tra oggi e domani, dovrebbe anche concludersi la perizia balistica a cui assistono i due esperti del Ros, arrivati dall'Italia. Il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, si è detto soddisfatto della loro presenza, anche se solo come 'osservatori silenziosì: "Sono lì con la capacità di osservazione e la possibilità di verificare che tutto ciò che accade sia trasparente", ha spiegato. Intanto il governo italiano continua il suo paziente lavoro di tessitura diplomatica e De Mistura oggi è tornato a New Delhi per incontrare le autorità indiane, sottolineando che Latorre e Girone "non possono e non debbono essere detenuti in una prigione per detenuti comuni". Italia: "Inaccettabile" - L'Italia considera "inaccettabile" che i due marò sotto accusa per la morte dei pescatori indiani siano detenuti in carcere e chiede che sia fatto "ogni sforzo per reperire prontamente strutture e condizioni di permanenza idonee" per i due militari. E' questo il messaggio che il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, ha trasmesso all'incaricato d'affari indiano a Roma, Saurabh Kumar, nel corso di un colloquio al ministero degli Esteri. "Massima assistenza" - Il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Santagata assicura che il governo è impegnato nella ricerca di soluzioni per i due marò, ai quali continuerà a garantire "massima tutela ed assistenza". In particolare, spiega una nota della Farnesina, "Terzi ha illustrato le iniziative da lui stesso attuate durante la visita, i costanti sforzi del sottosegretario De Mistura e delle nostre autorità diplomatico-consolari, e l'attività del gruppo interministeriale di esperti inviati dai dicasteri degli Esteri, Difesa e Giustizia". Nessuna indulgenza - Il clima comunque in Kerala resta teso. A dare il senso dell'atmosfera, un acceso dibattito nel Parlamento regionale, dove il premier Oommen Chandy, uomo del partito del Congresso di Sonia Gandhi, si è scontrato sul caso dei marò con la coalizione di opposizione Left Democratic Front. Quest'ultima ha accusato il primo ministro di non saper garantire l'incolumità dei pescatori e di riservare ai due fucilieri italiani un trattamento da "ospiti" di un albergo a "5 stelle". "Non vi sarà indulgenza" per i due marò, ha ribattuto Chandy, pur senza riuscire a impedire che l'opposizione abbandonasse l'aula. L'esecutivo di Chandi si regge su una maggioranza risicata, 71 a 68 deputati, e tra poco vi saranno le elezioni suppletive per la poltrona di un deputato di maggioranza, morto di recente.