Grillo I grillini mandano a quel paese Beppe Lui s'incazza ma almeno scopre la democrazia
Il Movimento 5 Stelle ripudia il padre padrone e organizza un congresso autonomo. Il fondatore s'infuria e li scomunica
Forse, una buona volta, Beppe Grillo imparerà che cos'è davvero la democrazia. Ora che il Movimento 5 Stelle è cresciuto e si è rafforzato, i militanti sono ben poco disposti a tollerare le intemperanze del guitto che pretende di comandarli a bacchetta, imponendo come unica legge la propria volontà. Oggi per il secondo giorno consecutivo si riunisce a Rimini una truppa di contestatori - circa 250 - i quali hanno rivoltato contro il guitto genovese gli stessi strumenti che lui propaganda. Si sono organizzati sul web e si sono autoconvocati, allestendo qualcosa di molto simile a un congresso. Sul loro sito, infatti, presentano un elenco di interventi, con tanto di titolo e regolare registro degli iscritti a parlare. Se non siamo ancora al compimento della forma-partito, poco ci manca. Come ha reagito Grillo all'inaccettabile provocazione degli «scissionisti»? Infuriandosi come una belva. Nei giorni scorsi ha pubblicato sul suo blog un articolo feroce, intitolato «Il M5S è morto, viva il M5S», nel quale esibisce toni togliattiani: scomunica per chiunque esca, anche di un soffio, dai binari da lui tracciati. I partecipanti al congressino riminese diventano dunque «fantomatici cittadini a 5 stelle (chi sono?)». Ci manca solo che li definisce «sedicenti». Poi spiega che «l'elenco dei punti di discussione è degno della migliore partitocrazia con la proposta finale di un leader del M5S». Conclusione con minaccia: «Se non cambiamo, è meglio scordarci le politiche». Chissà di quali inauditi argomenti avranno osato occuparsi gli «scissionisti», per far imbestialire Grillo a tale livello. Beh, tra i punti in discussione ci sono questioni tecniche (come formare i candidati, come sceglierli, stabilire se - ai fini della ricandidatura - mezzo mandato vale come uno intero eccetera). Poi, però, sono previsti interventi un po' più difficili da digerire per il comico (in tutti i sensi). Ad esempio domande sul ruolo di Gianroberto Casaleggio, l'apprendista stregone che ha creato il successo internettiano di Grillo. O interrogativi di questo genere: «Per quanto tempo il nome di Beppe nel simbolo?». Insomma, sembra che le percorelle grilline si sian stancate dell'autoritario e volubile pastore, e si siano decise a mettere un po' d'ordine. Ovviamente, il sciur padrun del movimento e del logo a Rimini non era presente. Ma il messaggio dev'essergli arrivato chiaro lo stesso. «Questo non è un convegno contro Grillo, ma le cose nel Movimento 5 Stelle devono cambiare», ha detto ieri Luigi Camporesi, capogruppo riminese del 5 stelle. Mentre un altro dei partecipanti ribadiva l'invito a «togliere il nome di Beppe Grillo dal simbolo del movimento, dopo le elezioni del 2013». Che il clima sia contestatario lo rivela anche una conversazione che l'arruffapopoli coi ricci ha pubblicato nell'articolo di cui sopra. Senza citare i nomi, Grillo ha sbattuto in pagina le impressioni che alcuni consiglieri del Movimento 5 Stelle si sono scambiati su un forum privato. Chiosando le simil-intercettazioni con dolcezza: «Leggerli mi ha fatto cadere le palle». E aggiungendo qualche valutazione personale: «Il M5S è nato per far partecipare alla vita pubblica i cittadini. Non è un partito, non vuole esserlo. Non ha sedi, non ha soldi, né li vuole. Ha un programma, un Non Statuto (...). Chi non li condivide non si capisce per quale motivo voglia far parte del M5S. Nessuno lo obbliga». Come a dire: cari scissionisti, levatevi dalle scatole. Concetto chiarito poco dopo: «Se un consigliere è stanco, ha impegni personali può passare il testimone a un altro presente nella lista». Anche qui, l'idea del contestatore che vien dato per «malato» e «stanco» prima di essere allontanato ha un famigliare profumo sovietico. Ma Grillo, a quanto pare, non gradisce le contestazioni, benché il primo a contestare tutto e tutti sia lui. «Mi convinco sempre più che la volontà di Casaleggio e Grillo sia sempre più rivolta all'implosione del Movimento in barba a tanti bravi ragazzi che nel progetto c'hanno messo il cuore, la faccia e , spesso, il culo», dice un consigliere. «Questa doveva essere la famosa rete. Che fine ha fatto? Persa nelle nebbie?», dice un altro. E un terzo aggiunge: «Siamo delle belle cavie in vitro». Su Casaleggio, che sembra ancor meno tollerato di Grillo: «È ora di chiedere la testa editoriale di Casaleggio». Dopo tutto, c'è una certa dose di giustizia nel fatto che lo sfanculatore professionista venga sfanculato. Che poi lo sia per via di un congresso, lui che pasteggia ad antipolitica, aggiunge un pizzico di divertimento irresistibile. di Francesco Borgonovo