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Fece "tredici" al Totocalcio viene pagato trent'anni dopo

Nel 1981 la titolare della ricevitoria smarrì la matrice della schedina: dopo tre decenni ecco il diritto di riscuotere

Matteo Legnani
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Il primo novembre 1981 realizzò un 13 al Totocalcio, ma non ha mai potuto incassare la vincita da oltre un miliardo di vecchie lire poiché la titolare della ricevitoria in cui fu effettuata la giocata smarrì la matrice della schedina. A distanza di oltre 30 anni e dopo un'infinita serie di processi, Martino Scialpi di Martina Franca, in provincia di Taranto, si è visto riconoscere dal Tribunale civile di Roma il diritto a riscuotere quella vincita. Il giudice Sacco, in base all'art. 186 ter del codice di procedura civile, ha disposto un'ingiunzione di pagamento di 2 milioni e 344mila euro nei confronti del Coni, che dovrà adempiere all'ordinanza, immediatamente esecutiva. Il giudice ha respinto le eccezioni dei legali del Coni, osservando che "l'imprescrittibilità dell'azione di nullità si estende alla conseguente e correlata azione di adempimento", che Scialpi ha "comunque compiuto innumerevoli atti idonei a interrompere la prescrizione" e che "risulta infondata" l'obiezione "di carenza di passiva legittimazione". Ma il Coni ancora replica: "Ci vorrà il giudizio di appello".

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