Banche, rivolta contro Monti Si dimettono vertici dell'Abi
Associazione dei bancari si ribella al premier. Comitato di presidenza lascia: protesta contro il dl liberalizzazioni
Terremoto nell'Associazione bancaria italiana. Il comitato di presidenza dell'Abi, alla luce delle misure previste nel maxi emendamento al dl liberalizzazioni, "ha deciso di dimettersi consegnando il proprio mandato nelle mani del Consiglio esecutivo dell'Abi". L'annuncio è arrivato direttamente dal presidente dell'associazione, Giuseppe Mussari, nel corso di una conferenza stampa. "Non è un gesto di frustrazione e non siamo frustrati. Avevamo bisogno di dare un segnale chiaro", ha aggiunto Mussari commentando le dimissioni, dovute alla contrarietà dell'Abi alla norma contenuta nel decreto sulle liberalizzazioni di Monti che prevede lo stop alle clausole sulle commissioni per le linee di credito delle banche. La norma contestata - Secondo i vertici dell'Abi, la norma contestata annulla tutte le commissioni bancarie sulle linee di credito. L'Abi vuole infatti che il maxiemendamento al decreto delle liberalizzazioni venga cambiato, in quanto non individua con precisione su quali tipo di operazioni le banche debbono far pagare le commissioni. Nel dettaglio l'associazione critica l'articolo 27-bis del dl liberalizzazioni come uscito dalle commissioni parlamentari competenti, che rende "nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere, del loro utilizzo anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido". "Incostituzionale" - Secondo l'Abi articolo del dl liberalizzazioni è incostituzionale, mentre per il presidente Mussari si tratta della proverbiale "goccia che ha fatto traboccare il vaso". Il presidente ha spiegato che se la norma sarà confermata, allontanerà gli impieghi delle banche straniere in Italia e costringerà a rivedere il sistema del credito a imprese e famiglie. Già il 28 febbraio il presidente dell'Abi, aveva criticato l'impianto del decreto sostenendo che "non è possibile indurre le banche a fare servizi gratuiti".