Hanno beccato la zecca No Tav che insultava il militare
Su Libero ritratto di Bruno Marco, quello della "pecorella". L'intervista di Belpietro al commissario governo per l'Alta velocità
È nato a Torino, ha fatto le medie e ha 28 anni. Non è sposato. Fa l'operaio e vive dalle parti di Giaveno, un piccolo paese a pochi chilometri dalla A 32. Il teatro degli scontri tra No Tav e forze dell'ordine. Si chiama Bruno Marco, lo ha di fatto dichiarato lui alle telecamere di Corriere.it ed è la barbetta che ha insultato e cercato di provocare il carabiniere del battaglione mobile portando a casa un doppio boomerang. Primo, il militare da lui tanto disprezzato ha preso un encomio. Secondo la strategia di usare i media gli si è rivoltata contro. Il manifestante ne è uscito a pezzi. Fa una figura così barbina che non è degna di aggettivi. Di lui si ricorda la barbetta al massimo, segno che non ha nulla per cui manifestare. È fuori luogo, come vorremmo che fossero e per sempre fuori luogo tutti coloro che lo sostengono. Vorremmo che in Italia non ci fosse più posto per chi vuole solo distruggere e mai partecipare alla costruzione di qualcosa. Commissario Virano: No tav, c'è chi cerca lo scontro Ascolta la telefonata di Maurizio Belpietro "No Tav all'agente: pecorella": guarda il video su Libero Tv Infatti sa solo usare queste parole: «Vai in pensione vestito così, vestito come uno stronzo», dice il manifestante. «Pecorella», prosegue e sputa offese pensando di poter dire e fare ciò che vuole protetto da quella telecamera. Spera in una reazione. Vuole una reazione. Rincara la dose. Vuole dare del codardo al militare perchè indossa una maschera antigas. Gli dice che la usa per nascondersi. Ma gli è andata proprio male. Non c'è stata reazione come tutti sanno e Marco ha dato una bella spallata al movimento No Tav e a tutti i violenti. Tanto più che è saltato fuori che il ragazzo di mimetismo se ne intende. Come risulta a Libero ha pure un precedente divertente. È stato fermato a novembre scorso con tanto di bastone, cesoie, casco e dulcis in fundo parrucca. Passi per gli attrezzi e il casco, ma la parrucca, vergogna. Per cosa la usava? Per cosa avrebbe voluto usarla? Per nascondersi dalle forze dell'ordine? Non era a suo dire una pecorella chi si occulta dietro una maschera e che cosa è uno che si nasconde con una parrucca. Tra le pecorelle ci sempre tante zecche. I parassiti esistono, ma non servono a nulla. Quesiti a parte, un ultimo risvolto. Il reato di oltraggio a pubblico ufficiale c'è. Spetta alla vittima la denuncia, ma può costare fino a 3 anni di pena. Infine dalle foto dell'Ansa sembra che ieri Marco sia passato dagli insulti ai fatti e sia stato trascinato lontano dall'autostrada da quattro poliziotti. Forse dovrà rispondere anche di altro. di Claudio Antonelli