Casini e la grande coalizione Lui ci prova: premier nel 2013
Il leader Udc si stringe intorno a Monti e lancia un'alleanza anche per la prossima legislatura. Con lui a Palazzo Chigi
L'Udc esce allo scoperto: sì a un Monti bis nel 2013. Non importa se il bocconiano che ora siede a Palazzo Chigi ha più volte declinato l'invito dichiarando di essere un premier a tempo determinato. Niente posto fisso, insomma: il tempo di mettere a posto i conti e salvare l'Italia dal default. Ci pensa Pier Ferdinando Casini, però, a rovesciare il tavolo e ad anticipare le mosse degli altri partiti, ventilando l'ipotesi di una grande coalizione, che vada oltre l'Udc e il Terzo Polo. «I risultati del governo Monti ci inducono a riconfermare il presidente del Consiglio come candidato di un'area moderata alle elezioni politiche del 2013», dice Antonio De Poli, portavoce nazionale e coordinatore veneto dell'Udc. Ovviamente, «una candidatura deve passare attraverso una valutazione ampia». E qui De Poli ribadisce la necessità di creare una nuova area moderata che superi l'attuale bipolarismo: «Chi si dice favorevole al progetto del Ppe veneto, dimostri di crederci veramente». Un modo per scavalcare Pdl e Pd, che stanno dialogando sulla legge elettorale (Pier Luigi Bersani ha dichiarato che «non ci sono ostacoli insormontabili, non siamo un binario morto») e sono d'accordo per un modello tendenzialmente proporzionale con alta soglia di sbarramento e premio di maggioranza distribuito fra i partiti e non più destinato alla coalizione vincente. Ma anche una sollecitazione affinché il partito di Berlusconi si smarchi «dal populismo leghista» per tornare ad essere alleato dell'Udc, magari insieme a quella parte moderata del Pd che vorrebbe mollare gli estremismi di Idv e Sel. «L'Italia», sostengono i centristi, «ha bisogno di una nuova stagione politica che dia vita a un soggetto politico credibile e forte che abbia a cuore i problemi della gente, delle aziende nel territorio e delle fasce deboli della popolazione come bambini, anziani, disabili e disoccupati». E Monti, nonostante le sue manovre lacrime e sangue, è l'uomo giusto al momento giusto. A sostegno di questo, De Poli ha snocciolato un sondaggio dell'istituto Lorien Consulting su un campione di mille italiani. Morale: nonno Mario è promosso a pieni voti. Non fosse chiaro basta sentire Casini: «Io sono stato inorgoglito del viaggio di Monti negli Usa». «I riconoscimenti che ha avuto», ha detto il leader Udc, «è perché questo è un grande momento per l'Italia». Da Helsinki Giorgio Napolitano invita i partiti a fare il proprio lavoro, senza ostacolare l'esecutivo. «Faccio forte affidamento sul senso di responsabilità che le forze politiche italiane stanno già dimostrando nella discussione dei decreti del governo Monti», è la visione ottimistica del presidente della Repubblica. «Non ho motivo per ritenere che stiano per rovesciare il tavolo, per mettere in crisi il governo e a rischio il clima politico». D'altronde, ha aggiunto il Capo dello Stato, «non sarebbe nell'interesse del Paese, né delle stesse forze politiche che stanno concentrando il loro impegno su riforme istituzionali come la legge elettorale». Insomma, cavalcare la piazza non serve, è l'ammonimento. Tali proteste non possono essere tollerate, del resto «non c'è alternativa ai sacrifici, ma la nostra situazione non è come quella della Grecia». di Brunella Bolloli