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Le toghe "mi vogliono morto" Il Cav ha pronto una sorpresa

Berlusconi assediato dai pm, furioso e disamato al processo Mills. Il Pdl è con lui, la riscossa può arrivare dalla politica

Giulio Bucchi
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Silvio Berlusconi vede rosso. Furioso e disarmato: «Infilzato dalle toghe e privato della possibilità di difendermi». Nudo. Dalla pubblica accusa l'ex premier non si aspettava sconti. Difatti, il Cavaliere già pensava tutto il peggio possibile del pm Fabio De Pasquale. E i toni acidi usati dal magistrato nella sua requisitoria hanno urticato, certo, ma Silvio era preparato. Fanno più male gli atti del tribunale, che pure ieri ha respinto tutte le richieste degli avvocati berlusconiani. Pregiudizio? Duplice, secondo Berlusconi: politico e personale. «A loro non importano i fatti processuali, non interessa se sono innocente. L'unico obiettivo è quello di farmi fuori». Il marchio d'infamia di una condanna penale. Al di là del merito, l'ex presidente del Consiglio insiste sui termini di prescrizione: il processo Mills è già scaduto, secondo i calcoli della difesa. Non per l'accusa e neanche per il tribunale, che a fine mese si avvia a emettere sentenza. Silvio è furibondo: «C'è un'intenzione eversiva che anima questi magistrati, non è bastato che lasciassi le responsabilità di governo. Non saranno sazi finché non avranno cancellato dalla scena politica un partito e un leader eletti con milioni di voti». Tanto che, con i legali Ghedini e Longo, starebbe pensando a un'iniziativa plateale: rinunciare al diritto alla difesa. San Sebastiano, anno domini 2012. Spiega Ghedini: «Il tribunale  non è imparziale perché noi siamo stati costretti ad affrontare un processo senza poter sentire i nostri testimoni, sono stati sentiti solo quelli dell'accusa». Tutto il partito fa quadrato intorno al leader. A partire dal portavoce: «Le accuse contro Berlusconi  stanno deragliando sempre più dai binari della normale giustizia per entrare in quelli assai opinabili della persecuzione», dichiara Paolo Bonaiuti. Fabrizio Cicchitto attacca il pm De Pasquale («Usa parole insultanti») e invoca l'intervento del Csm: «Le forzature e gli strappi che stanno avvenendo a Milano sono una autentica offesa allo stato di diritto». Anche Maurizio Gasparri considera inaccettabili i toni della pubblica accusa: «Sarebbe auspicabile che il pm si limitasse a fare il suo lavoro, magari utilizzando maggiore serietà, invece che lasciarsi andare a dichiarazioni che nulla hanno a che fare con la giustizia. Gli insulti e le allusioni non sono accettabili», manda a dire il capogruppo del Pdl al Senato. Il suo vice, Gaetano Quagliariello, nota come, nella sua requisitoria, De Pasquale «ammetta la mancanza di prove» a carico di Berlusconi.  I deputati-avvocati del Pdl colgono le anomalie processuali. Lo fanno un po' tutti: «Nello scontro De Pasquale - Berlusconi l'arbitro non è imparziale», è l'opinione di Francesco Paolo Sisto. L'udienza  del processo Mills ha mostrato «le patologie di cui è affetta la giustizia penale milanese». Un tribunale che «decide a senso unico in perfetta assonanza con ogni richiesta del pubblico ministero»; una difesa che viene «costantemente imbavagliata e mortificata nell'esercizio dei suoi piu elementari diritti». Senza contare «la  corsa contro il tempo che il tribunale  sta conducendo» per evitare la prescrizione. Cosa che, secondo Sisto, «ha del grottesco». Laconico Maurizio Paniz: «I giudici dovrebbero essere e sempre apparire imparziali. Nel processo Mills forse lo sono ma certamente non sembrano apparire tali».  Altri azzurri sostengono che le gesta della magistratura milanese facciano più male alla categoria che a Berlusconi. Lo dicono Osvaldo Napoli («Certe requisitorie  sono  una forca eretta per la magistratura») ed Enrico Costa: «Da Milano arriva un colpo durissimo alla giustizia, la difesa è stata umiliata».  Il ciclostile azzurro incassa la critica del Partito democratico: «Sono metodi intimidatori e delegittimanti nei confronti della magistratura», afferma Donatella Ferranti, capogruppo Pd in commissione Giustizia di Montecitorio. E chissà se il dialogo sulle riforme reggerà l'urto dei processi del Cavaliere. di Salvatore Dama

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