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La verità su San Valentino festa per merluzzi e balene

Le origini del 14 febbraio: dal "ritorno al nido" a quello dei pescatori, gli innamorati c'entravano poco o nulla

Giulio Bucchi
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Il giorno di San Valentino... "lei era entrata vergine e uscì che non lo era più...” canta Ofelia nel quarto atto dell'Amleto di Shakespeare. O ancora: “Era il giorno di”, ovvero il 14, la metà di febbraio: il giorno del “ritorno degli uccelli al nido”, come si legge già in Chaucer nel 1378. Questo paio di esempi dotti, per spiegare che con la festa del 14 febbraio il Santo in sé ha poco a che fare. Che poi i santi in questione sono almeno due, uno a Terni e uno a Roma, entrambi martiri sotto Claudio il Gotico nel III secolo. Si occupavano di miracolare appestati, epilettici, gozzuti, erniosi, orbi e storpi: e per quanto riguarda gli innamorati niente ancora. “Il 14 febbraio, quale che fosse il santo vigente, fu inizialmente una ricorrenza anglossassone del ‘ritorno al nido', legata non alle tradizioni religiose, ma alla stagionalità, e con doppi sensi tutt'altro che pii”. La data e i doni di San Valentino si ufficializzano come tradizione del fidanzamento con i pescatori di merluzzi e i cacciatori di balene americani all'inizio del secolo scorso. La tradizione è nata quando i pescatori si misero d'accordo per rientrare tutti assieme nei porti a data fissa, dando quell'unico appuntamento ai compratori provenienti da terra. In questo modo “nessuno arrivava in anticipo con le primizie o altri restavano più a lungo in mare a riempire le stive” continua Angeletti “la data prescelta per questa ‘par condicio' fu anche quella stagionalmente più corretta, e già tradizionalmente marcata dal ‘ritorno', ovvero il 14 febbraio, ma non in quanto ‘sanvalentino': il nome del santo poteva da sempre essere qualsiasi altro”. di Francesca Lovatelli Caetani Leggi l'articolo integrale su web-spot.it

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