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Quel cimitero della sinistra pagato coi soldi pubblici

L'ex Pci è una casta anche da morta: Franco Bechis ha scoperto il mausoleo dei membri della direzione del partito (guarda il video)

Lucia Esposito
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Non c'è solo ogni sorta di privilegio in vita nella politica. Ce ne è uno particolarissimo anche post mortem: la tomba blu. Viene dopo l'auto blu, l'aereo di Stato, il treno di Stato, il vitalizio e le mille altre coccole che ci sono in vita: la tomba blu esiste davvero. Ed è un'esclusiva proprietà immobiliare del vecchio Partito comunista italiano. Una sorta di Stonehenge italiana, al cimitero monumentale del Verano. Sedici steli di cemento scuro messi in circolo in una piazzetta tonda a due passi dall'ingresso del Portonaccio del cimitero dei famosi di Roma. Acquistati, e quindi nel patrimonio immobiliare del Pci e trasmessi ai suoi eredi storici (fino ai Democratici di sinistra), più di 50 anni orsono. Guarda il video del cimitero della sinistra su LiberoTv Una concessione eterna, oggi non più possibile, che allora a pagamento diede la società che gestiva il cimitero del comune di Roma al vecchio partito comunista. In quelle steli sono tumulati molti grandi leader del partito e della Cgil. La prima, la più alta all'ingresso raccoglie le spoglie di Palmiro Togliatti e Nilde Iotti, ma ci sono anche Luigi Longo, Luciano Lama, Giuseppe Di Vittorio, Bruno Trentin, Camilla Ravera e altri ancora. Non c'è Enrico Berlinguer, perché la famiglia non volle che fosse sepolto lì. Non c'è nemmeno Antonio Gramsci. Potranno però riposare lì le spoglie di altri dirigenti del partito comunista ancora in vita. Le tombe blu sono annoverate nel patrimonio ufficiale del partito. E sono perfino contenute nel lungo elenco dei beni che fu presentato alle banche finanziatrici negli anni per dimostrare come ogni debito fosse solvibile. Come gli oltre 3 mila immobili, come le circa 400 opere d'arte regalate da artisti nelle varie epoche (da Renato Guttuso a Mario Schifano e Piero Dorazio), i mobili che furono usati dai padri fondatori del partito comunista, le foto autografe di Yuri Gagarin e dei primi cosmonauti russi. Veri pezzi da collezione, qualcuno dei quali esposti anche nella mostra organizzata l'anno scorso dal tesoriere dei Democratici di sinistra, Ugo Sposetti. Le steli-loculo furono acquistate con i fondi del partito provenienti dalle contribuzioni dei militanti e dal finanziamento pubblico. Hanno diritto a farsi tumulare lì secondo tradizione sicuramente tutti i membri della direzione del Partito comunista finché  è stato in vita, e cioè fino alla svolta della Bolognina. L'unico dubbio riguarda proprio il passaggio dall'ultima direzione alla prima del Pds. Perché secondo tradizione e statuto la richiesta potrebbe arrivare anche da Achille Occhetto. E la sola ipotesi fa tremare e discutere gran parte dei vecchi comunisti che in questi anni si sono dovuti digerire di tutto, perfino il Partito democratico di Pier Luigi Bersani. Se la tomba blu fosse concessa ad Occhetto, potrebbe aprirsi un contenzioso anche con chi sedendo negli organismi dirigenti dei partiti eredi del Pci, avrebbe titolo a chiedere la stessa sistemazione post mortem. Potrebbero chiedere un posticino (naturalmente fra decenni) anche Massimo D'Alema, Valter Veltroni o perfino Pier Luigi Bersani. Il problema non sono le 16 steli. Quelle possono contenere molte più spoglie del loro numero. L'area posseduta è anche più grande, e si potrebbe innalzarne delle nuove. «E poi ci si può stringere», mi fa notare l'anziano e gentilissimo dipendente dell'Ama che gestisce il cimitero e che racconta anche di avere tumulato in quel posto alcuni dei dirigenti comunisti, «l'ultimo tre o quattro mesi fa, ma non ricordo il nome». Per lui quel posto è «il sacrario comunista, subito dopo il sacrario militare». E appunto perché è qualcosa di sacro, non riesce nemmeno ad immaginare che possano esservi tumulati eredi che militano negli attuali partiti come il Pd: «Eh, no, questi mica sono veri partiti! Non si può…». Secondo il regolamento Ama,  la concessione perpetua non può essere revocata. Può essere però venduta, e solo all'Ama stessa (che avvisa nel regolamento come la vendita a terzi rappresenti sia vera truffa e passibile quindi di denuncia penale). Per il prezzo - se le carte sono ancora reperibili, bisogna partire da quello iniziale, e poi fare la rivalutazione monetaria secondo le tabelle della Banca d'Italia. Nessuno ci deve guadagnare, né venditore né compratore. Ma è impensabile che gli eredi del Pci mettano in vendita quello che ancora chiamano il loro “Mausoleo”, che i militanti ancora onorano deponendo fiori rigorosamente bianchi di fronte a ciascuna stele. Più facile immaginare il braccio di ferro fra chi c'è ancora per avere in esclusiva la sua tomba blu… di Franco Bechis  

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