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La crisi colpisce le squillo: fuga di massa in Svizzera

In Lombardia sono raddoppiate le pendolari del sesso a pagamento. Il 70% è di Milano, le altre di Como e Varese

Giulio Bucchi
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Ogni weekend un variegato popolo emigra dall'Italia verso l'Eldorado elvetico.  Negli anni settanta la gita a Lugano includeva un pieno di benzina a costo calmierato e una scorta di gustoso toblerone.  I costumi oggi sono decisamente cambiati e la frontiera viene superata da un cospicuo numero di persone interessate al sesso a buon mercato, e soprattutto al riparo da sguardi indiscreti. Nel Canton Ticino la prostituzione è consentita da molti lustri, ma da qualche tempo è divenuto un fenomeno diffuso, in continua crescita, raccogliendo fanciulle e praticanti dalle più disparate zone del globo.  Bisogna ricordare che il territorio conta trecento mila abitanti e le escort sono stimate in circa mille e cinquecento unità, con la ragguardevole percentuale di una ogni duecento persone. Ma i recenti controlli di polizia nei posti dove la professione viene praticata legalmente, hanno messo in evidenza un fenomeno nuovo, vale a dire il boom delle lombarde, nel ruolo di pendolari del sesso a pagamento.  Le cifre sono raddoppiate in pochi mesi, ragazze per lo più giovani, ma anche donne che, spinte dalla crisi, hanno deciso di intraprendere il mestiere più antico del mondo per sbarcare il lunario.  Il movimento delle frontaliere avrebbe anche una mappatura abbastanza precisa:  la stragrande maggioranza (si parla del 70%) giungerebbe dalla provincia di Milano, con delle agguerrite minoranze provenienti da Como e Varese. L'esercizio della prostituzione in Svizzera è considerata una attività economica con tanto di permesso di lavoro e sulle prestazione vengono versate regolari imposte. Contrariamente a quanto accade in Italia, pare che le donzelle nostrane da esportazione si siano subito adeguate al regime fiscale rossocrociato, tanto che la quasi totalità risulta essere in regola con la rigida normativa. Ultimamente i controlli della gendarmeria sono molto aumentati, perché sarebbe allo studio delle autorità cantonali una nuova legge che andrebbe a meglio regolare il delicato settore.  Verrebbe da dire un'oasi felice che non ha accusato nessun sintomo di flessione, provocando al contrario un imprevisto impennarsi del pendolarismo. A Milano si fa fatica, i night arrancano, e taluni chiudono.  A pochi chilometri di distanza regna un mercato fiorente, visto che sulla legalizzazione della materia gli elvetici hanno sempre avuto le idee ben chiare. Basti pensare che nel Ticino le imposte sul sesso concorrono a mantenere in piedi i bilanci statali. di Massimo De Angelis

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