Lo scandalo sul tesoretto An: rissa tra Fini e i colonnelli
Il partito sciolto nel 2009 dal 2011 è fondazione con patrimonio di 26 milioni. L'accusa dei finiani: soldi donati al Pdl
La guerra tra gli ex An per il tesoretto che fu di Alleanza Nazionale finisce in Procura. A denunciare la mancata liquidazione e la cattiva gestione di 26 milioni di euro lasciati in eredità da Alleanza Nazionale all'omonima Fondazione formata nel 2011, dopo la nascita del Pdl, è stata Rita Marino, storica segretaria di Gianfranco Fini. Da allora, accusano gli uomini vicini al leader Fli, quel che restava del partito e futura fondazione si sarebbe trasformato in un bancomat a favore proprio del Pdl, con un patrimonio mobile ed immobile notevole 'svenduto', se non regalato: nell'elenco dei regali agli azzurri ci sarebbero immobili affidati a uso gratuito ai giovani Pdl e prestiti di 3,7 milioni dalle casse dell'ex An direttamente al Pdl su richiesta dei deputati Crimi e Bianconi, oltre a un altro milioni e di euro a fondo perduto per sostenere la campagna elettorale delle Regionali, naturalmente Pdl.Faida a destra - Già dal 2009 erano partite le battaglie tutte interne tra gli ex An per controllare quei 26 milio di euro in cassa, con il siluramento del finiano Franco Pontone dal comitato dei garanti nel 2010. Naturalmente, da quando Fini ha lasciato il Pdl, la battaglia è diventata guerra vera e propria. Il finiano Antonio Buonfiglio, deputato di Futuro e Libertà, a novembre ha presentato un esposto al Tribunale di Roma per chiedere la corretta liquidazione del patrimonio ex An alla fondazione, prevista come detto per il 2011. Secondo il Tribunale, la liquidazione non solo non è avvenuta ma soprattutto non c'è traccia del denaro mancante. Gli inquirenti puntano il dito contro accensione di conti correnti non più rintracciabili, parcelle ad avvocati difensori del Pdl, prestiti rientrati senza ratidiche in rendiconto. L'ultimo strascico di un triste finale di partita. "Non è un caso Lusi" - "Non c'è nessun ammanco", sostiene l'ex ministro Ignazio La Russa. "Non è un nuovo caso Lusi. Sono sicuro, e risulta dalle carte l'assoluta correttezza di chi ha amministrato oggi la fondazione An".