Maltempo, altra neve in arrivo Dall'acqua al gas: i 10 errori
Prevista per venerdì una nuova ondata di gelo. L'elenco di tutto quello che non ha funzionato nelle gestione dell'emergenza
Non prometteno nulla di buono le previsioni meteo: neve e gelo non lasceranno il nostro Paese. Il peggio deve ancora arrivare con la nuova ondata di maltempo prevista da venerdì: altro gelo e altra neve. Ieri il bollettino delle vittime contava dieci morti, dal primo febbraio le vittime sono in tutto quaranta. Ma come mai l'Italia non è riuscita ad affrontare quest'emergenza, comunque prevista. Ecco l'elenco degli errori commessi. Primo tra tutti il fatto che l'allerta meteo cambia da regione a regione, gli allarmi non sono sempre chiari. In base ai vari bollettini meteo ci sono prefetture che chiudono le scuole e altre che, sulla base dello stesso allarme, le lasciano aperte. A Roma non ha funzionato niente: dal sindaco che ha sottovalutato l'allarme della Protezione civile di mercoledì scorso, agli spargisale entrati in azione tardi, fino ai mezzi spazzaneve rimasti inutilizzati. Si sono accumulati ritardi nella chiusura delle Statali e le Ferrovie hanno sofferto per la carenza di impianti di riscaldamento degli scambi ferroviari. Stessa impreparazionea anche sulle Autostrade. Poi c'è stato il problema acqua: solo ieri, martedì 7 febbraio, c'erano 40mila famiglie senza acqua a Genova. La verità è che la maggior parte delle condutture idriche sono da rottamare, fatte in ghisa grigia, un materiale che si spacca con il gelo. Problemi dello stesso tipo anche per l'elettricità: i manicotti di ghiaccio che si sono formati attorno alle linee elettriche ne hanno causato la rottura. Siccome lo stato di emergenza costa troppo, i governatori delle Regioni più colpite hanno esitatato a chiederlo. Inoltre, perfino i mezzi dell'Esercito hanno avuto difficoltà a raggiungere i paesi isolati. Ma c'è anche la questione pagamenti: l'indennizzo era di 800 euro al giorno per ogni ruspa usata, 60 euro a soldato, 60 euro a soldato per vitto e alloggio. E a pagare erano le amministrazioni locali