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Il tesoriere di Rutelli espulso dal Pd: "E' incompatibile"

I democratici scaricano l'ex cassiere della Margherita, accusato di aver preso 13 milioni di euro dalle casse del partito

Nicoletta Orlandi Posti
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Luigi Lusi, accusato di aver sotratto 13 milioni di euro dalle casse della Margherita, è stato cancellato dall'albo elettori e dall'anagrafe degli iscritti del Pd. E' quanto hanno stabilito i garanti del partito. Si tratta della massima sanzione prevista. "La decisione non è appellabile perché non c'è un organo superiore alla Commissione dei garanti", ha spiegato il presidente della Commissione dei garanti del Pd, Luigi Berlinguer. Durante la riunione della commissione, ha continuato Berlinguer "sono emerse gravi responsabilità da parte del senatore Luigi Lusi, non contestate" dal senatore stesso. "Tutto questo  ha posto con evidenza l'incompatibilità della permanenza del senatore Lusi nel Partito democratico. Si è deciso quindi di procedere con la sanzione più grave prevista dall'ordinamento" ovvero "la cancellazione, questo è il termine tecnico corretto, dall'albo degli elettori e dall'anagrafe degli iscritti". Una decisione "unanime", ha concluso Berlinguer. Artifici contabili -  "Abbiamo scoperto una serie di artifici contabili. Dei fagioli fatti passare per patate. Per questo, siamo andati dai pm e abbiamo detto ciò che siamo riusciti ad evidenziare". Lo hanno spiegato, lasciando il palazzo di giustizia, Gaetano Troina, Giovanni Castellani e Mauro Cicchelli che, nel giugno 2011, firmarono la "Relazione del collegio dei revisori dei conti sul rendiconto chiuso al 31.12.2010 Democrazia è Libertà - La Margherita". I tre si sono presentati al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al pm Stefano Pesci, titolari dell'indagine sull'ex tesoriere del partito Luigi Lusi, accusato di appropriazione indebita aggravata per un ammanco di 13 milioni di euro, per chiarire che "dietro a certe cifre c'era un'altra verità. Per noi le cose che non vanno sono cominciate dal 2007". Quando è esploso il caso Lusi "siamo saltati sulla sedia, perchè abbiamo capito di esser stati tratti in inganno. Anche se va tenuto presente che non abbiamo le funzioni ispettive di un collegio dei sindaci di una società. Come revisori, controllavano la destinazione dei contributi per i rimborsi elettorali, non vedevamo le spese conclusive". Ai pm i tre hanno così spiegato perchè non si sono accorti prima di quello che non andava: "Dovevamo seguire il corretto accreditamento dei contributi elettorali. La società TTT (quella di Lusi, ndr) non era mica evidenziata. Non potevamo capire prima se ad una indicazione corrispondeva una cifra che è poi tutt'altra. Lo ripetiamo, lì sopra c'erano scritti fagioli ed invece erano patate".  

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