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Veleni, striscioni, rivalità: Carroccio diviso in piazza

La manifestazione anti-Monti a Milano non nasconde i guai della Lega, anzi. Rosi Mauro: "Chi mi attacca non è un padano"

Giulio Bucchi
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Quella nella Lega è una guerra senza esclusione di colpi, dove abbondano i pugni sotto la cintura. E oggi rischia di tracimare alla manifestazione di Milano. I maroniani hanno preparato alcuni striscioni pepati. Da Varese segnalano un messaggio per il nuovo capogruppo Giampaolo Dozzo: “Pensaci tu a salvare Malpensa”. Un modo per pungere l'ormai ex leader dei deputati Marco Reguzzoni, colonna del cerchio magico e varesino doc. Dall'altra parte hanno preparato alcuni fischietti e messaggi per ribadire la fedeltà all'unico leader riconosciuto, ovvero Umberto Bossi. Così da far intendere che chi sta con Bobo ce l'ha col Senatur. Teoria respinta con sdegno dai fan dell'ex ministro. Nelle ultime ore se ne sentono di tutti i colori. Per esempio, gira voce che le opposte fazioni stiano reclutando fedelissimi per il servizio d'ordine. Obiettivo: allontanare eventuali contestatori avversari. Da via Bellerio smentiscono: macché, ci saranno le solite persone. Il programma - Fatto sta che la scaletta degli interventi resterà incerta fino all'ultimo. Di sicuro sarà calibrata per limitare possibili malumori. Niente microfono per gli ex ministri Roberto Maroni e Roberto Calderoli, spazio ai leader regionali Roberto Cota (Piemonte), Giancarlo Giorgetti (Lombardia) e Giampaolo Gobbo (Veneto). Poi sarà il turno dei governatori. Oltre a Cota, ecco Luca Zaia. Prima del discorso finale del Senatur, a sorpesa dovrebbero intervenire il sindaco di Monza Marco Mariani e il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro. Il motivo è semplice: il governo Monti è deciso a sforbiciare le Province (comprese quelle di recente inaugurazione) dopo aver chiuso gli ufficietti ministeriali a Villa Reale, quelli fortemente voluti da Calderoli. Certo, è difficile immaginare che la folla non chieda a gran voce di Maroni. Proprio lo storico braccio destro di Umberto è stato definito «il Fini della Padania» dal sito cerchista “Velina Verde”. Che lo accusa: «Giuda in confronto non era nulla, parricida!». Per giurare sull'unità del movimento, ieri la Padania ha messo in prima pagina una foto con tutti i dirigenti che brindano in via Bellerio. È seguita cronaca dettagliata della riunione di venerdì pomeriggio, dove - a leggere il quotidiano leghista - è colato miele tra bevute, battute e sorrisi. Mica vero, visto che - per esempio - Reguzzoni è stato sostituito come capogruppo. Il ruggito di Rosi - Fatto sta che a L'ultima Parola, la trasmissione di Gianluigi Paragone, la vicepresidente del Senato Rosi Mauro ha tirato fuori le unghie: i fischi e gli insulti che le sono stati indirizzati al Maroni-day di Varese? «Non erano leghisti» ha sibilato. Ieri, da Monza, ha ribadito: «Non penso di dover spiegare niente a nessuno, sono in Lega da 25 anni. Alcuni dicono che sarei una approfittatrice, ma mi limito a ricordare che conosco Umberto Bossi dal 1987». Dopo la manifestazione di oggi, spazio al consiglio federale in via Bellerio. All'ordine del giorno la richiesta di congressi, che i maroniani vogliono entro giugno. Ma è possibile che torni a galla anche la faccenda dei quattrini investiti all'estero dal tesoriere cerchista Francesco Belsito. di Matteo Pandini

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