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Facci De Magistris da accusatore ad accusato Finalmente alla sbarra il metodo patacca

Il sindaco-magistrato sarà processato a Roma per l'inchiesta Why not. L'accusa di abuso d'ufficio certifica una carriera

Giulio Bucchi
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Luigi De Magistris ormai è incommentabile. Passa la voglia di farlo, perché al milionesimo indizio di ciò che rappresenta (di ciò che è) vien da pensare che di indizio, forse, ne bastava uno solo, o forse due, al limite tre; invece siamo al milionesimo, sicché vien da concludere che un personaggio del genere possa esistere solo in Italia, meglio, solo nel nostro Meridione, meglio, solo in un certo Meridione, da non confondersi col resto. L'ultimo aggiornamento è che De Magistris sarà processato a Roma per l'accusa - non lieve - di aver acquisito tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza aver prima richiesto l'autorizzazione delle camere: tra gli intercettati c'erano l'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, l'allora ministro Clemente Mastella e poi Francesco Rutelli e Giuseppe Pisanu. L'accusa di abuso d'ufficio ha la valenza penale che ha, ma va ricordato che i colpi giudiziari e mediatici di quell'inchiesta-patacca - la fatidica Why not - sgretolarono e fecero cadere il Governo Prodi, per quanto disgraziato fosse. Inutile dire che De Magistris ora respinge le accuse e che non si dimetterà da niente; inutile dire che De Magistris tuttavia esiste solo grazie a Why not più altre inchieste patacca poi miseramente crollate; inutile ricordare che De Magistris ha ottenuto facile popolarità sulla pelle di centinaia di indagati regolarmente assolti e inutile ricordare che ogni volta si è innalzato a fustigatore di chiunque si difendesse «dal processo» anziché nel processo, dopodiché è proprio quello che ha fatto, e che sta facendo. A cominciare dall'immunità euro-parlamentare dietro la quale si è trincerato più volte: querelando intanto quei giornali - come Libero - che raccontavano tutti i cadaveri penali che ne avevano caratterizzato l'attività istruttoria. Why not, Poseidone, Toghe lucane: inutile elencarli tutti, anche perché andrebbero elencate le spaventose perdite di tempo, gli scontri istituzionali, il cosiddetto scontro di procure tra Catanzaro e Salerno. Fu il pm Gabriella Nuzzi, dopo un'infinità di incontri a tu per tu con De Magistris, a redigere un decreto di perquisizione poi eseguito presso la procura di Catanzaro il 2 dicembre 2008: una battaglia tra procure come non se n'erano mai viste. Tutto per niente. Tutto per De Magistris. Ora la patacca prosegue a Napoli, sulla poltrona da sindaco. Perché i napoletani sono così: ti scelgono, decidono di amarti e, per un po', non cambierebbero idea neppure se tu dessi fuoco alla città. Ma poi un giorno l'idea la cambiano, ed è per sempre, anche se intanto moltiplicassi le pizze e i pesci. Sicché non importa se la raccolta differenziata doveva essere al 70 per cento ed è ferma al 21,5; non importa la polemica sullo stipendio di Roberto Vecchioni, la cacciata del capo dell'azienda dei rifiuti dopo sei mesi d'incarico, le strade sempre piene di buche, le smargiassate alle partite del Napoli (lui ex interista) con trasferta a Manchester, la Coppa America che doveva farsi a Bagnoli (tutto bloccato dalla magistratura, per contrappasso) sino alle accuse a giornali come Repubblica e soprattutto il Corriere del Mezzogiorno - non Libero - di essere inaffidabili o peggio «amici di Cosentino». Intanto il Pd non lo sopporta, i dipietristi non lo sopportano, parte dei movimenti che l'ha votato non lo sopporta. E ora dovremmo rispiegare da capo quanto lo sopportiamo noi. di Filippo Facci

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