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Liberazione, è scontro tra redattori e Partito Comunista

Il cdr accusa "Noi licenziati perchè non ci sono soldi ma i fondi al giornale arrivano lo stesso. Vogliono usare i contributi in modo scorretto"

Andrea Turco
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A sinistra anche tra compagni non mancano litigi, invidie e scontri a colpi di carte bollate e udienze in tribunale. L'ultimo atto della guerra rossa fratricida è quella in casa del quotidiano del Partito Comunista, Liberazione. Da tempo è infatti in corso uno scontro tra la redazione e la società editrice Mrc srl, decisa da tempo a chiudere il giornale. I diverbi erano iniziati a metà dicembre quando arrivò ai dipendenti del quotidiano una raccomandata che avvisava la disdetta unilaterale degli accordi e sospendeva le pubblicazioni in attesa che la Regione mettesse tutti in Cassa integrazione a zero ore. "Si può andare avanti con il sito on line da cui si può scaricare la versione pdf di Liberazione proprio per non perdere i contributi pubblici" dice l'editore. Apriti cielo. Parte l'occupazione della redazione con relativa rappresaglia della Mrc che stacca la spina anche al sito. E' una questione di soldi - Secondo la società editrice che risponde al Partito Comunista, non ci sono più soldi. Da qui la decisione di chiudere giornale e sito. Il governo Monti non vuole più dare fondi ai quotidiani di partito e Liberazione che vive di quei contributi non può continuare senza. Secondo il Cdr del giornale rosso invece il motivo è un altro. In una nota velenosa il comitato di redazione sostiene "il tentativo di usare il denaro dei cittadini in modo improprio e scorretto". Ovvero liberarsi degli stipendi da pagare trovando il modo di incassare i contributi lo stesso. "Calunnie infondate" sbotta indignato Marco Gelmini amministrato di Mrc. Eppure i fondi per i giornali di partito non saranno azzerati il che rende tutto molto imbarazzante. E sospetto.

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