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E Riccardi vuole gli immigrati. Gli altri ministri ora lo odiano

Contesa con Terzi, Cancellieri e Fornero sulle deleghe: uno scontro in piena regola e nessun dicastero vuole mollare

Andrea Tempestini
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Da una parte c'è Andrea Riccardi, dall'altra tre colleghi di peso come Giulio Terzi (Esteri), Anna Maria Cancellieri (Interno) e Elsa Fornero (Welfare). Nel mezzo di questo scontro in piena regola, le deleghe su cooperazione e più in generale politiche dell'immigrazione. Che il titolare del dicastero alla Cooperazione vorrebbe per sé e che gli altri tre ministri hanno poca voglia di cedere. L'intenzione è stata ribadita in una lettera promossa da Terzi e controfirmata dalle altre due ministre. A essere maggiormente toccata dalla questione è proprio la Farnesina, per cui la Cooperazione è un asset strategico. Per questioni non tanto di budget (sempre cospicuo, sebbene anch'esso uscito ridimensionato dai recenti tagli), quanto di politica: trattasi infatti di strumento principe della politica estera, fortemente ancorato al ministero ed incarnante una buona fetta della sua mission. Quanta sia l'importanza della struttura è testimoniato anche dal fatto che alla sua guida è stata designata una diplomatica di altissimo livello come l'ex responsabile dell'Unità di crisi Elisabetta Belloni. L'ipotesi di privarsi del dipartimento per distaccarlo ad altro ministero, per la nostra diplomazia, è poco meno che irricevibile. A muoversi preventivamente è però stato anche il Viminale. Come svelato dal blog di Franco Bechis su liberoquotidiano.it, nei giorni scorsi il ministro Cancellieri ha prelevato oltre due milioni di euro da destinare a vittime di guerra e reduci dei lager dalla Missione “Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti”. Ossia dal fondo che rischia di traslocare dal Viminale al ministero di Riccardi. E che rischia adesso di arrivarci in versione light. Il pronostico del braccio di ferro nell'esecutivo vede Riccardi perdente. Ma non è il caso di escludere sorprese. Il ministro alla Cooperazione - uno dei nomi meno tecnici della squadra di Mario Monti - vuole evitare l'effetto scatola vuota per il proprio dicastero. Molto presente sul piano mediatico (si vedano le visite con telecamere al seguito nel campo nomadi di Torino o tra gli immigrati di Rosarno) e parimenti attivo su quello politico (l'ultima voce che gira è che sia il sogno proibito del Pd per le prossime Comunali a Roma), di certo il fondatore di Sant'Egidio non vuole che il proprio mandato ministeriale si risolva con un poco o nulla di fatto: di quelle deleghe (e di quei soldi) ha un gran bisogno. di M. G.

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