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La Costa Crociere ora spieghi gli inchini, il caos e le telefonate

Giglio, la compagnia si dichiara parte offesa. Ma restano tanti, troppi punti oscuri sulla gestione della tragedia

Andrea Tempestini
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Certo che il vento è cambiato, e mica solo nel senso meteorologico dell'espressione. Ieri, uscendo dalla Procura di Grosseto, l'avvocato della Costa Crociere se n'è uscito davanti ai cronisti con un «non so niente di inchini», intendendo l'incosciente avvicinamento agli scogli del Giglio che ha provocato il disastro. E però forse non l'hanno informato, ma c'era quel post pubblicato neanche molto tempo fa proprio sul sito della Costa Crociere - poi rimosso e poi ricomparso -, quello in cui la compagnia  annunciava soddisfatta che «il 30 agosto 2010, prima dell'arrivo a Napoli previsto intorno alle 13, la Costa Concordia ha omaggiato con il suo saluto e con la sua breve sosta nella rada della Corricella l'isola di Procida, tutto ciò grazie al Comandante Francesco Schettino, di Meta di Sorrento. Una grande emozione non solo per i procidani ma anche per i numerosi turisti presenti» - e questo al netto delle decine di fotografie di navi vicinissime alle coste comparse in questi giorni su tutti i media del mondo. Peraltro, l'avvocato De Luca ha comunicato ai magistrati che la compagnia stessa ha intenzione di costituirsi in Tribunale come parte offesa, e dunque non provvederà alla tutela legale del comandante Schettino, ora sospeso dalla professione. E anche questa è una decisione che  in qualche modo stride con le parole pronunciate nell'immediatezza del naufragio dai rappresentanti di Costa Crociere, quando si negava che la nave fosse fuori rotta e anchesi assicurava che il comandante avesse mantenuto un comportamento corretto. LE TRE TELEFONATE Dice: ma in quel momento ancora non erano chiare le circostanze. Punto, questo, su cui certo gli inquirenti vorranno approfondire. Perché uno dei misteri intorno al quale ruota tutta la vicenda, naturalmente considerando anche le responsabilità individuali del comandante stesso, è rappresentato dalle conversazioni telefoniche che Schettino, subito dopo l'incidente - alle 21 e 42 di venerdì scorso - scambia con Roberto Ferrarini, responsabile dell'unità di crisi e del controllo flotta. Almeno tre chiamate, da quel momento fino alle 22 e 58, quando viene data disposizione ai passeggeri - con intollerabile ritardo - di abbandonare la nave. E che cosa si sono detti, Schettino e Ferrarini? Forse Schettino ha minimizzato, come poi ha fatto anche davanti alle telecamere? Certo i magistrati vorranno accertare che  i due non abbiano in qualche modo tentato di concordare l'atteggiamento da tenere in quei drammatici momenti e anche dopo, magari non del tutto consapevoli della gravità della situazione e visti i lauti risarcimenti che le compagnie sono costrette a pagare in questi casi. Se così fosse,  rappresenterebbe naturalmente un atteggiamento inescusabile, e anche penalmente perseguibile. "PICCOLA FALLA" Resta il fatto che quando ancora le procedure di salvataggio per i passeggeri sono nel pieno, alle 23 e 30, sempre la Costa Crociere chiama il suo ufficio manutenzioni ordinarie in Liguria, a Savona, avvertendolo che sarebbe dovuto partire il giorno dopo per riparare una piccola falla su una nave, «potrebbe esserci qualche danno, c'è da capire come si può riparare». Che cosa significa? Che alla Costa era stato detto, magari dallo stesso Schettino, che l'incidente non era poi così grave? Anche questo sarebbe quantomeno segno di non grande coordinamento, visto che era già stato annunciato l'abbandono della nave e il piccolo porto del Giglio era ormai affollato di soccorritori e insomma, la drammaticità della situazione era conclamata. EQUIPAGGIO E OSPITI D'altro canto, si può anche dire che una compagnia famosa nel mondo come la Costa Crociere non esce così bene da tutta la vicenda - e questo  tenendo  ovviamente in giusto conto anche l'eccezionalità e l'imprevedibilità dell'evento. Degli inchini navali s'è già scritto, e sarà pure una tradizione marinaresca, ma l'azienda ha prima negato poi ammesso poi ancora negato d'essere a conoscenza della pratica. Per quanto riguarda l'efficienza delle procedure di sbarco degli ospiti, la magistratura accerterà eventuali responsabilità. Ed è vero che molti membri dell'equipaggio si sono adoperati per aiutare i passeggeri, ma il fatto che provenissero da 42 nazioni diverse - probabilmente anche per ragioni economiche, visto che ogni membro viene pagato in base a contratti stipulati nel suo Paese  - e che molti di loro non fossero nemmeno in grado di comunicare con le persone, restituisce l'impressione di personale di bordo certo non amalgamato come ci si immaginerebbe. E poi anche questa storia della lista dei passeggeri. Per ore, anzi per giorni, non si è riuscito a capire con esattezza quanti fossero, i loro nomi. Circostanza, questa, che in effetti ha sofferto della concitazione legata ai soccorsi, ma per dire: riguardo alla presenza della ragazza insieme con Schettino al momento dell'incidente, la moldava, prima l'avvocato della Costa Crociere ha dichiarato che «non lo so,  non mi risulta e non ne abbiamo evidenza», e solo un'ora dopo ecco la compagnia a precisare che invece sì, «era regolarmente imbarcata e registrata». C'è già chi mormora che Carnival, la società americana proprietaria di Costa Crociere, abbia messo in discussione i vertici italiani della società, e dunque  l'amministratore delegato Pier Luigi Foschi e il direttore generale Gianni Onorato, ma queste restano per ora soltanto voci di corridoio. E però su quel che accaduto quel maledetto venerdì sera c'è ancora parecchio da chiarire, e questo invece è certo. di Andrea Scaglia

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