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Fini "Ruby è davvero la nipote di Mubarak": l'ultimo a difendere Silvio è Gianfranco

Contrappasso: la Camera ricorre alla Consulta contro la procura di Milano sul sexgate e la firma ufficiale è del presidente anti-Cav

Giulio Bucchi
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Pubblichiamo l'ultimo post del vicedirettore di Libero Franco Bechis tratto dal blog L'indiscreto. E' una delle pià straordinarie pene del contrappasso che la storia della politica italiana abbia mai registrato. Il prossimo 7 febbraio davanti alla Corte Costituzionale si discuterà il ricorso che potrebbe fermare il processo Ruby Rubacuori-Silvio Berlusconi. Il povero relatore, il giudice costituzionale Giuseppe Tesauro, dovrà affrontare il conflitto di competenza fra organi dello Stato. Come si ricoderà l'aula della Camera dei deputati votò contro le richieste della procura di Milano sostenendo che l'interessamento di Berlusconi per Ruby era di natura istituzionale, perché credeva che la ragazza fosse la nipote dell'allora presidente egiziano Hosni Mubarak. Così ogni eventuale illecito sarebbe dovuto approdare al tribunale dei Ministri, fermando la procura milanese. I giudici di Milano se ne sono infischiati. Tutta l'Italia ne ha riso, e su Ruby nipote di Mubarak sono nate milioni di barzellette. L'unico che ha dovuto prendere sul serio quella versione, credendoci ancora oggi, è forse l'uomo che più ha odiato Berlusconi: il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Porta infatti la sua firma il ricorso alla Corte Costituzionale che difende la versione Ruby-Mubarak. Certo non si poteva fare altrimenti: è il presidente della Camera a doverla rappresentare in giudizio, sia pure affiancato da un avvocato (nel caso il professore Roberto Nania). Ma è immaginabile che fini si sarebbe mangiato quella mano pur di non firmare quell'atto...

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