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Se il sobrio fotomodello Monti racconta a Signorini la sua vita

Su Chi il fotoromanzo con protagonista il premier. Svelata l'unica crescita del prof: quella della sua età anagrafica

Giulio Bucchi
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Manca  l'annunciazione dell'angelo Gabriele a sua madre («la bionda mamma Lavinia, casalinga»). Per il resto, nel Mario Monti bambino i segni della divinità sono evidenti. Già nella culla, egli dimostrava le qualità sovrannaturali che l'hanno trasformato nell'uomo di fronte a cui, oggi,  i giornali italiani si genuflettono. Fino a ieri del  premier conoscevamo i miracoli compiuti in età matura; sapevamo - poiché ce le avevano illustrate gli evangelisti di Repubblica e del Corriere - delle sue virtù quali la sobrietà,  la rettitudine, persino l'innata classe nel vestire il loden. Ci erano sconosciute  le sue imprese giovanili. Bene, grazie a Chi di questa settimana  siamo finalmente edotti anche su queste. Il settimanale di Alfonso Signorini - considerato un tempo la «macchina produttrice di consenso del berlusconismo» e ora rotocalco apprezzato tanto da Fini&Tulliani quanto dalla famiglia reale montiana -    ha dedicato al presidente del Consiglio un'agiografia patinata a episodi,  un fotoromanzo. Si intitola «Storia di un italiano», con evidente richiamo a «Una storia italiana», il fascicolo  che Silvio  realizzò oltre dieci anni fa. L'operazione del Cav suscitò parecchia ironia, ma c'è da scommetterci che l'iniziativa montiana non solleverà  perplessità.  Il materiale a disposizione è succulento: sei paginone con ampio corredo fotografico, supponiamo fornito dallo stesso Monti. Compare, per esempio, un'immagine di Mario a un anno: tondo come un bambolotto, i capelli biondi sul testone ovale, con un ciuffetto ribelle sparato verso l'alto. Poi a tre anni abbracciato alla mamma, la chioma arricciata in boccoli angelici.  L'illustrazione della crescita di Monti (l'unica che il professore ci abbia finora regalato) prosegue con una foto della prima comunione, con lui in tenuta da ometto tutto composto. Per non farsi mancar nulla, c'è anche un ritratto della famiglia al completo, coi due figli ragazzini e sullo sfondo le vette della Svizzera, presagio delle vacanze in Engadina del futuro bocconiano. Ma il capolavoro sono i testi. Troviamo un'intervista a Carlo Ortolani - il migliore amico di Mario - che ne conferma le eccezionali doti. I due si conoscono dalle scuole medie e, pensate, non hanno mai litigato. Merito, ovviamente, del contegno montiano. E della sua intelligenza da «numero uno». Egli era «tra i più assidui nei dibattiti al cineforum» e «bravissimo nelle materie umanistiche». Sono rimasti nella storia i suoi articoli, già allo stesso livello di quelli vergati sul Corriere. Sul giornale scolastico Giovinezza nostra firmò nel 1959 un formidabile reportage intitolato «Neve, baldoria e spumante a Canazei» in cui, spiega Chi, «il futuro premier descrive una gita di fine anno con precisione, grazia e un sottile umorismo, tale da somigliare a un soggetto di Pupi Avati». Che talento meraviglioso: neanche ventenne e già scriveva come un maestro della sceneggiatura! La qualità dell'articolo è tale da perdonargli l'argomento: quella «baldoria» di Capodanno non è  in linea con il misero cotechino  trangugiato lo scorso San Silvestro, ma una ragazzata si può tollerare. Del resto, conferma il suo ex compagno Umberto Libralato (ora padre missionario) «Mario era umile, orgoglioso, garbato, tutto d'un pezzo e sempre pronto ad aiutare gli altri». Ci meravigliamo che non avesse le stimmate.   La vera passione di Monti, per quanto fosse carente in educazione fisica, era la bicicletta.  Una volta, assieme all'amico Carlo, pedalò «da Milano a Sankt Moritz». Non è dato sapere se sia stato azzurro di sci come Fantozzi.    Certo è che apprezzava le ragazze, ma senza esagerare. Appena diciottenne, rivela Chi, a una festicciola s'innamorò di Elsa, la donna che sposerà e che per seguirlo negli  Usa lascerà Scienze politiche a un passo dalla laurea. Da allora, mai una distrazione. Anche perché, spiega il 92enne Uberto Ceroni, a suo tempo professore di religione di Mario, egli aveva «una moralità a prova di bomba». Oltre alle qualità dell'animo, divennero presto evidenti in Monti anche quelle dell'intelletto. I suoi compagni, quando lasciò le superiori, fecero una scommessa: egli sarebbe stato il primo di loro a laurearsi. Guarda un po', avevano ragione: il piccolo genio a 22 anni aveva  l'ambito pezzo di carta in saccoccia. Lo attendeva, nel '64, uno stage a Bruxelles. Subito dopo, l'eroico Monti pagò il suo tributo alla Patria: partì militare e Chi ce lo mostra ormai adulto, bello come il sole nella  divisa di sottotenente dell'Aeronautica. Era il '67, tre anni dopo sposerà Elsa. Ma quella dell'amore tra i due è un'altra storia. La leggeremo fra sette giorni, nella seconda puntata del fotoromanzo, pardon, del Vangelo secondo Monti. Quello sobrio e modesto. di Francesco Borgonovo

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