Cerca
Cerca
+

DeFalco L'anti-schettino è il nuovo idolo d'Italia: lo voleva anche anche Vespa a "Porta a Porta"

Ma il capitano che ha strigliato il capitano in una drammatica telefonata sfugge alla notorietà: ho fatto solo il mio dovere di militare

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

Sembrava che il nuovo mito di mezza Italia, l'uomo tutto d'un pezzo simbolo del Paese migliore fosse lì lì per capitolare. Dopo essersi sottratto ai microfoni dei giornalisti e dei telegiornali, minimizzando il suo gesto e respingendo l'etichetta di eroe, in giornata si era sparsa la voce che l'ufficiale della capitaneria di porto di Livorno potesse concludere la giornata nel salotto televisivo di Bruno Vespa su Raiuno. Così non è stato. L'uomo tutto d'un pezzo non si è piegato alle tentazioni della fama televisiva. L'Italia si tiene il suo eroe.  Leggi il ritratto di De Falco nell'articolo di Andrea Morigi È il capitano di fregata Gregorio Maria De Falco, capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, l'eroe del giorno. Quel tono deciso con cui ha smascherato il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, sembra d'improvviso aver riscattato la fama degli italiani e averne risollevato il morale. La conversazione fra i due, registrata e mandata in onda in tutto il mondo, tradotta o con sottotitoli, è divenuta il simbolo dell'orgoglio nazionale. Dopo che su Facebook sono nati i gruppi di suoi sostenitori, anche su Twitter risuona il suo «Vada a bordo, cazzo!». La sua è la frase più diffusa della rete. Ormai si stampano t-shirt con quello slogan, divenuto quasi l'inno di un popolo che si ribella alla viltà di chi sostiene che va tutto bene nonostante la nave stia affondando. Ascolta le telefonate tra Schettino e De Falco In realtà c'è molto di più nella sua voce ferma e nel suo perentorio avvertimento: «Guardi, Schettino, lei si è salvato forse dal mare ma io la porto veramente molto male, le faccio passare le anime dei guai». È un invito alla responsabilità verso i più deboli, quando ordina: «Lei ora va con una scialuppa sotto la prua della nave lato dritto. C'è gente che scende dalla biscaglina, lei la percorre in senso inverso, sale e mi dice quante persone ci sono e che cosa hanno a bordo; se ci sono bambini, donne o bisognose di assistenza e mi dice il numero di ciascuna di queste categorie, chiaro?». Eppure Gregorio Maria De Falco, napoletano di 46 anni con quasi 20 anni di esperienza nella Marina, non ci tiene affatto alla popolarità che suo malgrado gli è piovuta addosso nelle ultime ore. Ci tiene a essere considerato un normale padre di famiglia, tutto casa e lavoro. Fa dire di non essere un eroe, ma di aver fatto soltanto quanto era richiesto a un comandante. Dopo aver vissuto e studiato a Milano, dovesi era laureato in Giurisprudenza, aveva seguito una vocazione, tentando il concorso per entrare nel Corpo delle Capitanerie di Porto. Dopo averlo vinto, nel 1994 aveva frequentato il corso all'Accademia Navale di Livorno. È lo spirito di corpo a fargli ricordare che insieme a lui, quella notte c'erano molte altre persone, altrettanto preparate e affidabili, il capoturno, un operatore radio, l'operatore dell'apparecchiatura Port approach control (Pac), l'ufficiale di ispezione e l'ufficiale operativo. Un team, «il migliore che potessi avere», aveva detto De Falco al quotidiano Il Tirreno a emergenza appena conclusa e,  «nonostante ciò non siamo riusciti a portare a termine fino in fondo il nostro dovere, quello di salvare tutti. La mia vocazione è il soccorso e non sono soddisfatto se non porto tutti a casa. Purtroppo ci sono stati dei morti». È stato un lavoro di squadra, insieme ai vigili del fuoco, ai rimorchiatori e al personale di bordo. Sul richiamo all'ordine, più volte ripetuto all'indirizzo di Schettino, non si esprime: «Posso solo dire che il nostro scopo in quel momento era quello di mettere tutti al sicuro». Ma «più delle parole ci ha preoccupato il tono. Per questo abbiamo approfondito la cosa. Siamo abituati ad andare a fondo alle questioni. E poi il fatto che il comandante parlasse di guasto elettrico non tornava con l'invito ai passeggeri di indossare i giubbotti di salvataggio. Un comandante serio non può far preoccupare inutilmente i suoi passeggeri facendo loro indossare i giubbotti se non è necessario». È fedele alle consegne come ogni buon militare: per lui parla il suo operato nelle situazioni di emergenza e nell'ordinaria amministrazione. Prima di arrivare a Livorno nel 2005, aveva comandato il porto di Santa Margherita Ligure. E le cronache del tempo lo descrivono come un uomo conosciuto e stimato da tutta la gente di mare del Golfo del Tigullio. Sembrerà strano nella società dello spettacolo e dell'apparenza, ma De Falco non coltiva altre smanie di protagonismo, si nega al telefono e tutto quel che trapela dal suo silenzio stampa è l'angoscia per coloro che sono ancora intrappolati nella nave da crociera. L'unica pubblicità che può concedersi un uomo tutto d'un pezzo è la buona reputazione. di Andrea Morigi

Dai blog