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Multe alle prostitute in strada se battono troppo svestite

Sentenza della cassazione sul ricorso di una "lucciola" di Bologna: l'abbigliamento succinto "urta tuttora la collettività"

Matteo Legnani
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Scatta la multa nei confronti della prostituta troppo succinta. La Cassazione lancia un appello alle lucciole, invitandole ad un maggior «decoro» sia nel modo di vestire che di atteggiarsi e, con la sentenza 1387 della Terza sezione penale, sottolinea che la troppa disinvoltura per strada, come pure l'abbigliamento eccessivamente succinto «urtano tuttora la collettività». In questo modo la Suprema Corte ha convalidato una multa di 800 euro per atti contrari alla pubblica decenza nei confronti di una prostituta 30enne, Daniela A.L. che, il 4 giugno del 2009 nelle prime ore del pomeriggio, era stata sorpresa dalle forze dell'ordine lungo via Lepido a Bologna «indossando un abbigliamento molto succinto e assumendo posture tali da rendere visibili a terzi parti intime e/o riservate del proprio corpo». Denunciata, Daniela A. L. era stata multata dal Giudice di pace di Bologna il 14 ottobre 2010. Contro la multa la donna ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che l' atteggiamento come pure il modo di vestire disinvolto oramai non urtano la collettività. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di Daniela A. L. e ha fatto presente che «ricorrevano gli elementi costitutivi del reato punito dall'art. 726 c.p.» visto che il modo di vestire e l'atteggiamento assunto dalla lucciola hanno rappresentato una «condotta contraria al sentimento di costumatezza così come inteso tuttora dalla comunità/collettività sociale». Oltre agli 800 euro, Daniela è stata condannata anche al pagamento delle spese processuali e a mille euro alla cassa delle ammende.

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