Incomprensibile e abusiva: flop la campagna del Pd
Roma tappezzata dai manifesti per il tesseramento al partito. Risultato: su Facebook aderiscono solo in 364
Conosci Pier Luigi? È il capo di un partito di sinistra che cerca in ogni modo di atteggiarsi a giovane e ogni volta rimedia clamorose figuracce. L'ultima grazie a una geniale campagna per il tesseramento a Roma, realizzata con manifesti non soltanto incomprensibili ma pure abusivi. Per rimediare nuovi iscritti, il Partito democratico ha tappezzato la Capitale di cartelloni monocolore, privi di simbolo e senza nessuna indicazione sul committente. Sopra, una domanda: «Conosci Faruk?». Sotto, in piccolo: «Cercalo su www.facebook.it/imie)». Ce ne sono anche altre versioni: «Conosci Eva?»; «Conosci Fabrizio?»; «Conosci Luciano?». La maggioranza dei passanti se n'è bellamente fregata di chi fossero i personaggi in questione. Qualche centinaio di persone ha preso il coraggio a due mani e ha aperto la pagina web, scoprendo appunto che si trattava di un'iniziativa del Pd. Il quale ha scelto come slogan per il tesseramento 2012 la frase «Ti presento i miei». L'obiettivo sarebbe quello di presentare alcuni «militanti tipo». Ad esempio «Serena, 36 anni. Mamma. La Tosca è la sua opera preferita». Molto efficace: gli amici progressisti dimostrano così che sono vicini al popolo, perché Serena è una mamma, una di noi, coi problemi di tutti. Ma allo stesso tempo è colta - aspetto che la dovrebbe differenziare dall'elettore del Pdl o della Lega - poiché ascolta la Tosca. Se uno ascolta, per dire, i Gipsy Kings, allora è sicuramente un cretino di centrodestra. Conosci Pier Luigi? È il capo di un partito di sinistra che cerca in ogni modo di atteggiarsi a giovane e ogni volta rimedia clamorose figuracce. L'ultima grazie a una geniale campagna per il tesseramento a Roma, realizzata con manifesti non soltanto incomprensibili ma pure abusivi. Per rimediare nuovi iscritti, il Partito democratico ha tappezzato la Capitale di cartelloni monocolore, privi di simbolo e senza nessuna indicazione sul committente. Sopra, una domanda: «Conosci Faruk?». Sotto, in piccolo: «Cercalo su www.facebook/imiei». Ce ne sono anche altre versioni: «Conosci Eva?»; «Conosci Fabrizio?»; «Conosci Luciano?». La maggioranza dei passanti se n'è bellamente fregata di chi fossero i personaggi in questione. Qualche centinaio di persone ha preso il coraggio a due mani e ha aperto la pagina web, scoprendo appunto che si trattava di un'iniziativa del Pd. Il quale ha scelto come slogan per il tesseramento 2012 la frase «Ti presento i miei». L'obiettivo sarebbe quello di presentare alcuni «militanti tipo». Ad esempio «Serena, 36 anni. Mamma. La Tosca è la sua opera preferita». Molto efficace: gli amici progressisti dimostrano così che sono vicini al popolo, perché Serena è una mamma, una di noi, coi problemi di tutti. Ma allo stesso tempo è colta - aspetto che la dovrebbe differenziare dall'elettore del Pdl o della Lega - poiché ascolta la Tosca. Se uno ascolta, per dire, i Gipsy Kings, allora è sicuramente un cretino di centrodestra. I PROTAGONISTI Poi, visto che Bersani e soci sono aperti a tutte le culture, ecco la presentazione di Faruk (quello del manifesto di cui sopra): «Faruk, 45 anni. Gastronomo. L'approfondimento politico è la sua passione». Bello vero? Faruk è straniero, ma di gran classe, infatti si occupa di gastronomia e ama «l'approfondimento politico». Provate a uscire a cena con una ragazza e dirle: «Ciao, sono Filiberto, il mio hobby è l'approfondimento politico». Probabilmente, dopo essere fuggita dal ristorante, vi taglia anche le gomme dell'auto in modo che non possiate seguirla. Fortuna che c'è «Carlo, 62 anni. Operaio. Colleziona francobolli da quando era bambino». Che collezionare francobolli sia di sinistra, forse per passare il tempo tra una sconfitta elettorale e l'altra? In ogni caso, i cartelloni monocolore dovevano servire a incuriosire i cittadini, spingendoli a visitare l'apposito spazio sulla pagina Facebook piddina. Risultato: disastro totale. Il gruppo ha coinvolto appena 384 persone, e piace a circa 600 (ammesso che siano dati reali). Eppure la campagna è realizzata con tecniche all'avanguardia come il «marketing virale», dovrebbe attrarre i ragazzi in quanto «social». I militanti, infatti, apprezzano eccome. Soprattutto il fatto che i manifesti siano appiccicati ovunque, persino (come ha documentato Repubblica) su un bidone giallo della raccolta vestiti per i poveri. I commenti su Facebook sono eloquenti. Scrive Giovanna: «Trovata assolutamente stupida. Se mi fosse mai venuto in mente di tesserarmi avrei certamente desistito dall'intento. Per fortuna non ho queste fantasie». Marco: «Complimenti per lo schifo !». Alessandro: «Avete messo i manifesti abusivi anche dentro al Colosseo?». E via di questo passo. GLI ARRABBIATI Si è risentita pure Cristina Alicata, una dirigente laziale del Pd, che sempre a Repubblica ha detto: «Incredibile che un partito come il nostro che vuol essere trasparente, per la legalità e contro l'evasione faccia i manifesti abusivi, senza pagare la tassa comunale». La ragazza ha scritto un articolo per il sito iMille.org, in cui dice di vergognarsi: «Oggi proprio mi andrei a nascondere avendo scoperto che è una campagna nazionale del Pd». Spiega di aver chiesto lumi ai vertici del partito, e di non aver ricevuto risposta: «Poteva essere anche una leggerezza quella dei manifesti e allora sarebbe stato meglio chiedere scusa. Invece niente». Ha ragione, poverina. Però poteva aspettarselo. Forse non conosce Faruk o Luciano, ma Pier Luigi Bersani dovrebbe conoscerlo bene, visto che è il suo segretario. E dovrebbe ricordarsi le altre strabilianti campagne per le quali ha stipendiato fior di creativi. Per esempio quella affidata ad Aldo Biasi e Salvo Scibilia, i quali - per ringiovanire Pier - lo fotografarono in maniche di camicia. Da allora, Bersani non si è più messo la giacca, rischiando atroci polmoniti. Lo slogan era «Oltre», il segretario era fotografato in bianco e nero e secondo i due pubblicitari appariva «solido, materico, simpatico e - soprattutto - eroticamente composto». Oddio, erotico magari no; composto di sicuro, come una salma. Non a caso Oliviero Toscani commentò: «Più che Oltre, direi Oltre-tomba». Tra gli altri successi di marketing va annoverata la pubblicità per la Festa dell'Unità di Roma dell'estate scorsa. Si vedeva un bel paio di gambe femminili, scoperto da una gonna che si sollevava per una folata di vento. Sotto, la scritta: «Il vento è cambiato». Idea carina, ma le donne del Pd si infuriarono, sostenendo che fosse sessista. Non è andata meglio col libriccino L'Italia di domani che serviva a illustrare il programma del partito: sembrava una brochure della Coop, con tanto di foto del reparto ortofrutta alla voce «agricoltura». La trovata «social» è il degno completamento dell'opera mediatica. Non te la levi più dalla testa e quando vedi la domanda «Conosci Faruk?», non puoi fare a meno di pensare alla risposta: «Mi chiamo Faruk e sono un progressista. Ho cominciato a votare Pd...». E gli altri progressisti anonimi in coro: «Ciao, Faruk...». di Francesco Borgonovo