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Palazzi con lo sconto: Parlamento sapeva tutto

Nel 2005 il rischio di svendite alla Patroni Griffi era stato denunciato a Montecitorio. Ma nessuno fece nulla per impedirlo

Nicoletta Orlandi Posti
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In Parlamento si erano accorti che qualcosa non quadrava. Soprattutto quando Maria Teresa Armosino, allora sottosegretario all'Economia, il 12 ottobre 2005 in commissione Finanze cadde dalle nuvole di fronte alla denuncia di Giorgio Benvenuto, deputato dei Ds, sulla mancata attribuzione della qualifica «di pregio» all'immobile dell'Inps di via Monte Oppio 12. Quel palazzo che oggi tanto imbarazza Filippo Patroni Griffi, il ministro della Pubblica amministrazione che divenne proprietario di un appartamento di 110 metri quadrati di fianco al Colosseo pagandolo appena 177mila euro, per il governo dell'epoca «non poteva essere qualificato come non di pregio». Una classificazione al ribasso che consentì agli inquilini, tra cui lo stesso Patroni Griffi, di usufruire di uno sconto del 30% rispetto al valore di mercato dello stabile. Un'«anomalia» contro la quale Benvenuto nel 2005 diede battaglia a Montecitorio a colpi di proposte di legge, interrogazioni e risoluzioni. Invano. Ad originare la sorpresa di Armosino fu un intervento dello stesso Benvenuto in commissione in una seduta precedente. Era il 21 settembre e il Consiglio di Stato, dopo il Tar, aveva appena dato ragione agli inquilini di via Monte Oppio sulla natura non di pregio dell'immobile. L'ex segretario generale della Uil prese la parola per contestare l'«erronea» valutazione dell'Agenzia del demanio.  Ad insospettirlo, si legge negli atti parlamentari, «l'anomalia rappresentata dal fatto che il ministero delle Infrastrutture avrebbe classificato come sismica l'area in cui sorge l'immobile, fornendo in tal modo una giustificazione alle pronunce del Tar e del Consiglio di Stato». Incomprensibile, visto che l'eventuale rischio non avrebbe potuto riguardare «parti di uno specifico quartiere», ma «vasti ambiti territoriali». Non solo. A mettere sull'avviso Benvenuto fu anche la mancata costituzione in giudizio dell'Avvocatura generale dello Stato, cui sarebbe spettato il dovere di difendere, davanti ai giudici amministrativi, «la posizione dell'Erario». Da qui la conclusione: è «inaccettabile che gli inquilini dell'immobile, in alcuni casi costituiti da personaggi molto noti alle cronache, possano acquistare le unità immobiliari ad un prezzo di circa 1.400 euro al metro quadrato». Proprio per evitare classificazioni giudicate arbitrarie, quaranta deputati firmarono una proposta di legge per eliminare dalla «disciplina in materia di dismissione degli alloggi sottoposti a procedure di cartolarizzazione, la categoria degli immobili di pregio». Ma assegnato il 4 maggio 2005 alla commissione Finanze, il testo fece poca strada finendo la sua corsa con la discussione  del 20 ottobre per non essere più esaminato.  Sullo stesso tema, ovvero i «criteri di evidente favore» adottati nei confronti degli «inquilini illustri», Benvenuto presentò due interrogazioni in commissione. La prima il 26 luglio 2005, la seconda il successivo 18 ottobre. Il sottosegretario Armosino, ha ricordato ieri l'ex deputato in un'intervista al Fatto, riuscì a bloccare la vendita dell'immobile inserendo un comma nella legge numero 248 del 2005. Ma «poco tempo dopo, con grande celerità, la Corte costituzionale dichiarò illegittima la norma». Tommaso Montesano

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