Omicidio cinesi a Torpignattara Impiccato un presunto killer
Trovato in zona Boccea uno dei due maghrebini ricercati per la rapina finita nel sangue a Roma
In un casolare in zona Boccea è stato trovato il cadavere di uno dei presunti killer dell'agguato del 4 gennaio scorso a Torpignattara in cui persero la vita il cinese Zhou Zheng di 31 anni e la figlioletta Joy di 9 mesi. L'uomo si sarebbe impiccato. La notizia del ritrovamento è stata confermata a piazzale Clodio dove, da alcune ore, è in corso un vertice tra il procuratore reggente Giancarlo Capaldo, l'aggiunto Pierfilippo Laviani e il colonnello dei carabinieri Lorenzo Sabatino, responsabile del Nucleo investigativo di via in Selci. I misteri irrisolti - Un giallo nel giallo. Con il ritrovamento del cavadere di uno dei ricercati per la morte di Zhou Zneg e di sua figlia Joy, uccisi brutalmente la sera del 4 gennaio a Torpignattara, si infittisce il mistero sul duplice omicidio che ha scioccato la Capitale. Dati e conti che non tornano. Rivelazioni clamorose subito smentite. Fughe di notizie e confusione. Tanta, troppa, per due morti brutali. I dubbi sono tanti e si concentrabno sulla borsa, sulla cifra del denaro preso, sulla dinamica, sulla vera identità della vittima ma soprattutto sulla vera identità dei killer. Innanzitutto, la borsa: una o due? Con quanti soldi dentro? I carabinieri hanno saputo che era una soltanto: quella sottratta alla donna, poi ritrovata in un casolare vicino al luogo del delitto con 16 mila euro all'interno, mentre la cifra circolata inizialmente era invece di 10. Zeng Lyan, unica superstite della famiglia, non ha mai riferito della seconda sacca, quella dell'uomo. E non ha mai detto che conteneva parecchi soldi. In realtà, la donna è stata anche imprecisa sul bottino sottratto: lei ha parlato di 3mila euro, il ritrovamento nel casolare l'ha smentita. E quanti soldi aveva l'uomo con sé? A caldo, i carabinieri riferiscono 10mila. Ma, nel giro di pochi giorni, la cifra è mutata, abbassandosi e alzandosi. Al di là dello choc, perché la donna non ha riferito la somma esatta? L'ipotesi ufficiale sul movente è la rapina finita in tragedia. In realtà, altre strade vengono battute ma poco pubblicizzate: racket e riciclaggio. Il primo identikit faceva pensare a persone in cerca di soldi facili per procurarsi droga, ma alcuni retroscena allargano il raggio delle indagini. I carabinieri hanno registrato le voci. A partire dalle minacce di estorsione che la famiglia avrebbe subito. Lui, come titolare di un Money transfert di via Bordoni. Lei, come gestore del bar della vicina via Tempesta. La vittima - Infine, la vittima. Chi era Zhou Zeng? Un imprenditore cinese arrivato nella capitale da Napoli. E se davvero si tratta di due balordi, quel borsello che l'uomo portava addosso racconta ora che sono quantomeno balordi informati. Conoscevano il secondo lavoro del giovane. Quello di 'porta valori' clandestino. Sapevano che quel denaro, di cui era il rispettato collettore e dunque non suo, era diligentemente separato dal contante degli incassi del bar (3mila euro che Zhou aveva indosso e che indosso gli sono stati trovati quando è stato raccolto cadavere dal marciapiede). E sapevano che era la moglie, Lia, a portarlo in borsa, tanto che l'aggressione è cominciata con lei. Ultimo tassello del puzzle è l'arma del delitto, che ancora non è stata trovata. Se si illuminasse almeno uno di questi punti bui, forse quel tragico omicidio potrebbe iniziare ad avere dei contorni più netti. Ancora neanche i corpi dell'uomo e della sua bimba hanno trovato riposo: la data dei funerali slitta di giorno in giorno. L'altro, ultimo tragico mistero.