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Trota I festini fanno litigare Bossi Jr e Bobo "Mi vuole screditare". E Maroni s'infuria

Renzo e il Cerchio magico sospettano che ci sia l'ex ministro dietro la campagna stampa sui party nel Bresciano. E' gelo nella Lega

Giulio Bucchi
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Terremoto nella Lega. L'ennesimo. E che allarga la frattura interna. Da una parte Roberto Maroni e i suoi fedelissimi tra cui Davide Caparini. Dall'altra Renzo Bossi  e la sua cerchia, in primis l'assessore lombardo Monica Rizzi. È il risultato di quanto successo subito dopo Natale, quando il quotidiano la Repubblica aveva scritto di festini con droga e donnine in una villa a Roè Volciano, Brescia, alla presenza del Trota e del compagno della bionda camuna. Circostanze non confermate dalla magistratura (al Fatto il procuratore capo Fabio Salamone ha spiegato che sono «beghe di cortile in casa Lega») e che hanno scatenato la rissa. Pensare che, subito dopo il pezzo sul giornale romano, proprio l'ex ministro dell'Interno era intervenuto per augurarsi fosse tutta una montatura. La sera stessa, era il 29 dicembre, Maroni è a Bergamo con Roberto Calderoli e Umberto Bossi per un comizio. Ma né lui né l'ex titolare della Semplificazione prendono parola, lasciando tutta la scena al Senatur. A Varese, stavano già circolando malignità che individuavano proprio nell'ex capo del Viminale il “mandante” dell'articolo. I veleni sono poi tracimati sui quotidiani locali e in particolare su BresciaOggi. Dove il fidanzato della Rizzi, Alessandro Uggeri, ha smentito tutto. Mentre la titolare dello Sport al Pirellone è andata giù dura. «Adesso voglio sapere chi sono i mandanti», perché «abbiamo capito che probabilmente» l'articolo «è stato commissionato da qualcuno. Questo episodio deve essere considerato la goccia che fa traboccare il vaso. Credo sia arrivata l'ora di fare un po' di pulizia all'interno del nostro movimento, le mele marce vanno tolte». Il tutto dopo aver annunciato ai quattro venti di essere andata in via Bellerio per chiarire la situazione. Poi è stato il turno di Renzo, che aveva aspettato qualche ora per smentire Repubblica. E che in questi giorni è tornato sull'argomento con alcune frasi pubblicate sul suo blog. «Quelle apparse sull'articolo sono tutte calunnie» ma «a differenza di “lor signori”, a me non interessano poltrone e potere». Né la Rizzi né il Trota fanno nomi, ma nel mirino ci sono i maroniani. E in cima alla lista c'è Davide Caparini, che col padre Bruno è la storica colonna del movimento in Valle Camonica. Anche loro avevano aiutato il ragazzo, quando nel 2010 si era candidato a Brescia per conquistare il Pirellone. E da una vita ospitano il Senatur a Ponte di Legno, a Capodanno e a Ferragosto. Quest'anno la famiglia del leader ha fatto di tutto per tenerlo lontano dalla Valle. Quest'estate l'ex titolare delle Riforme s'è fatto vedere lo stesso all'hotel Mirella (senza parenti attorno), ma non s'è presentato per festeggiare l'arrivo del 2012. Anche se, a dire la verità, non aveva ricevuto inviti ufficiali. La Rizzi è stata accusata anche di aver confezionato dossier per colpire altri padani e favorire l'ascesa di Renzo. Circostanza smentita dall'interessata, che ha incolpato i soliti nemici interni pronti - a suo dire - a screditarla per colpire il Trota. In Valle Camonica i militanti hanno criticato l'assessore e il giovane per la scarsa presenza e i pochi aiuti economici alle sezioni. Mentre, a Roma, Caparini è finito nella lista nera del cerchio magico (i colonnelli vicini alla famiglia di Umberto) dopo aver chiesto a Bossi di discutere il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. Pupillo del Capo. E amico di Renzo. Nelle ultime ore, nessuno fa commenti ufficiali. Ma raccontano che Maroni s'è inferocito e ha smentito i maligni: «Ho la coscienza pulita». I suoi aggiungono: «D'ora in poi replicheremo colpo su colpo alle falsità». La frattura s'è allargata. di Matteo Pandini twitter @padanians

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