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Michelle Il peggior nemico di Obama? E' lei Moglie rompiballe, lo staff di Barack la odia

La first lady sarebbe stata la causa della fuga da Washington di Emanuel e Gibbs, che arrivò a insultarla. Il marito: "E' ansiosa"

Giulio Bucchi
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È il libro che dovrebbe seppellire, a rigore di logica, tutto il gossip politico di Washington sulla possibilità che per la sua riconferma Obama offra a Hillary la vicepresidenza, spostando lo scialbo Joe Biden alla segreteria di Stato. Se Michelle è quella descritta in “The Obamas” da Jodi Kantor, giornalista del New York Times distaccata alla Casa Bianca, non c'è spazio per nessun altro che non sia lei come supremo consigliere del capo-marito. Hillary non accetterebbe, da numero due, l'intromissione della moglie nel rapporto con il presidente, ma da parte sua Michelle non fa che replicare l' ingombrante ruolo che ebbe Hillary tra il marito Bill e il suo vice Al Gore. Basata su una trentina di interviste allo staff, la ricostruzione dei primi due anni e mezzo della vita alla Casa Bianca della First Family rivela faide, scontri, antipatie represse e poi esplose in litigi che spiegano le numerose dimissioni dai posti di rilievo dell'amministrazione nei primi 24 mesi. Le vittime più vistose di Michelle sono stati Ralph Emanuel, il primo capo di gabinetto, che è scappato da Washinhgton per tornare a Chicago a fare il sindaco, e Robert Gibbs, il fedele capo-ufficio stampa di Barack fin dall'avvio della sua campagna nel 2007 che se ne è andato un anno fa. Del primo Michelle diffidava fin da prima della vittoria, quando il marito lo aveva di fatto già scelto per quel ruolo delicato di cerniera della Casa Bianca con il Congresso. Lei pensava che Ralph non avesse sufficiente esperienza manageriale, e soprattutto lo vedeva come una figura che si affidava troppo ad un circolo ristretto di “amici” che non andavano poi così d'accordo come volevano far apparire. Sul maschilismo e il clima da caserma erano già uscite indiscrezioni sul New York Times dopo un anno di governo Obama, ed ora il libro mostra che proprio tra Gibbs ed Emanuel da una parte, e Michelle e Valerie Jarrett, una speciale  consigliera e anche amica personale della famiglia Obama dall'altra, le tensioni sfociarono negli insulti. Quando Emanuel organizzò la partecipazione di Michelle, senza preavvisarla, ad un comizio in Florida di un deputato Democratico per ottenere il suo voto su una legge sull'energia, la First Lady ci andò ma per ripicca disse che non avrebbe fatto campagna elettorale per le elezioni di midterm. Il capo staff non ci voleva credere: andare al voto senza poter usare la popolare moglie del capo del partito era una mossa autolesionista incomprensibile. Con Gibbs i dissapori esplosero con l'incidente di Carla Bruni. Il 16 settembre 2010, il portavoce di Obama seppe dalle agenzie che un libro francese riportava una confidenza di Michelle a Carlà: «La vita alla Casa Bianca è un inferno». Gibbs mobilitò il suo staff per verificare se la frase fosse stata mai pronunciata, e ottenuta la smentita convinse Parigi a emettere un comunicato ufficiale di diniego. Ma il mattino dopo, la Jarrett riportò nella riunione del mattino l' insoddisfazione di Michelle per come lo staff aveva gestito il caso. «Non è  giusto, mi sto ammazzando su questa roba» disse Gibbs, che attaccò la Jarrett per sapere «da dove viene questo siluro?». La consigliera rispose con un distacco irritante e a questo punto Gibbs sbottò insultando Michelle davanti a tutto lo staff. Obama, in questo clima di diffidenza, sa di avere in Michelle una «moglie che lo sostiene ma che spesso è ansiosa», scrive la Kantor. «Michelle sente come se  il timone non è tenuto dritto come si deve», avrebbe confidato ai suoi aiutanti Barack riferendo della delusione della moglie per come era stato perso il seggio di Ted Kennedy al Senato, e di come il marito si stesse trasformando in un “normale politico”. Dietro la recente svolta populista di Obama, che ha rilanciato la lotta di classe per rivincere in novembre, pare di vedere la mano di Michelle. Che è ancora più ideologica di lui, e non ha più tra i piedi il pragmatico Emanuel. di Glauco Maggi

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