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Michele dice no alla Rai: "Nessuna trattativa con Lei"

Il conduttore di Servizio Pubblico a Fazio: "Io tornare? Vuoi una crisi? Prima di privatizzare viale Mazzini, bisogna cambiarla. E il Pd..."

Giulio Bucchi
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Nessuna trattativa per tornare in Rai. Per dirlo, Michele Santoro sceglie la poltrona di Raitre e di Che tempo che fa. Ospite di Fabio Fazio, il teletribuno conduttore di Servizio Pubblico (che dal 12 gennaio andrà in onda anche su Cielo, il canale digitale di Sky) ha negato con decisione ogni abboccamento in corso con Letizia Lei. Alla domanda di Fazio, Santoro ha preferito l'ironia: "Vuoi far crollare i vertici Rai? All'idea che ci sia una trattativa potrebbe esserci una crisi". Pur essendo "in ottimi rapporti" con molte persone ai vertici di viale Mazzini, Santoro ha dunque smentito un suo ritorno. Per ora, perché "se vorranno fare qualcosa la mia disponibilità è totale". "Io un qualunque programma l'avrei fatto alla Rai, a La7 e perfino a Mediaset, almeno secondo me però non voglio abusare di questa mia previsione, ma se vuoi fare un programma lasciando Vauro e Travaglio liberi di dire ciò che possono e che vogliono la questione si complica", ha aggiunto Michele, che non rinuncia a dare suggerimenti alla tv di stato. Prima di pensare a privatizzarla, "bisogna provare a fare esistere una struttura di tv pubblica che funzioni dalla parte della gente". Direttore Michele - Santoro parla quasi da direttore generale in pectore, poltrona cui peraltro si era proposto: "Quando in qualche modo si dovevano occupare delle nostre vicende - ha detto - dovevano andare a chiedere consiglio a quelli che hanno dovuto patteggiare condanne tipo Bisignani, a centri di potere esterni alla nostra azienda". "Nostra azienda - ha subito aggiunto - è un lapsus derivato dalla lunga frequentazione". Da aspirante direttore-sindacalista, l'ex conduttore di Anno Zero attacca anche i partiti, compreso il Pd: "Vorrei capire se i partiti hanno senso, ad esempio un partito importante come il Pd che vede 100 mila sottoscrizioni per rimettere in onda un programma e non fa niente per sintonizzarsi con questo movimento. Lasciano quelli delle torri soli a protestare e lasciano quelli della tv a fare i loro percorsi alternativi". Insomma, i partiti "devono dimostrare di avere senso". E se "la Rai non dimostra di avere senso di servizio pubblico - ha concluso - arriverà qualcuno a dire: 'vendiamola perché è diventata un ferro vecchio'".

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