Santoro va in ginocchio da Sky Il suo progetto è fallito
Dopo gli scarsi risultati sulle televisioni locali, Michele porta "Servizio Pubblico" da Murdoch. Dal 12 gennaio in onda sul canale digitale "Cielo"
«Quella di Santoro non è la rivoluzione della nuova tv, semmai è l'avanguardia...». Il commento più icastico sull'esperimento di Servizio Pubblico viene, insospettabilmente, da Loris Mazzetti, capostruttura di Raitre, deus ex machina di Vieni via con me editorialista del Fatto nonché amico del santo tribuno. Ed è nell'ottica dell'«avanguardia» che accogliamo la notizia che da giovedì 12 gennaio, ore 21, il talk show multipiattaforma di Michele Santoro verrà trasmesso su Cielo, il canale digitale occupato da Sky, oltre che naturalmente anche da SkyTg24, dal network di reti locali e su Internet. Cielo è una buona vetrina. Concessa a Murdoch dall'ingegner De Benedetti eludendo i paletti del divieto di possesso di una tv sul dtt da parte di una tv satellitare, rappresenta un ulteriore specchio d'Alice che s'apre sul mondo santoriano, sulla dimensione parallela a quella della tv generalista classica. Alla notizia suddetta, il commento di Santoro è (a ragione) trionfalistico: «Con tutti i dubbi sui dati Auditel che ci riguardano, non era mai accaduto che un programma tv riuscisse a raccogliere un ascolto da televisione generalista, e in maniera non episodica, senza essere trasmesso da Rai, Mediaset o da La7». Trionfalistico. Ma soltanto per lui. Quel che non si spiega, infatti, è cosa possa aver spinto le tele locali che prima ne avevano bloccato l'accesso a Cielo (un concorrente temibile), a consentire, oggi, sul prodotto Santoro l'ingresso nel mercato del nuovo attore - Sky, appunto -, che tra l'altro è tecnicamente e mediaticamente molto più attrezzato di loro. Già ad agosto le tv locali, bruciando il potenziale concorrente, avevano fatto fuoco e fiamme per frustrare lo sbarco di Santoro su Cielo. Specie attraverso le strategie di Sandro Parenzo tycoon di Telelombardia e mente dell'intera operazione, i suddetti imprenditori a presidio del territorio, avevano operato affinchè Publishare «concessionaria di pubblicità nazionale delle grandi tivù areali» (Telelombardia, Antenna 3, Primocanale, Telecupole, RTV-38, RTTR, Videogruppo, Nuova Rete, Umbria Tv, Telecapri, TelecapriNews, Telecaprisport, Telefriuli e Antenna Sicilia) non bussasse alle porte dello Squalo. Questo fino a dicembre. Poi qualcosa è cambiato. Oggi, a detta di Publishare, i 25 imprenditori locali sarebbero felici che Murdoch arrivi a pestar loro i piedi e a stiracchiargli il business: «Accettano volentieri la sfida con Cielo, un concorrente di prestigio...». Un concorrente che dunque dovrebbe trasmettere la stessa puntata di Servizio Pubblico, allo stesso orario ma marchiato da un brand internazionale; seppur su un canale piazzato in posizione meno rilevante sul telecomando (le tv locali, ciascuna nella propria regione trasmettono Santoro sul 10, Cielo sul 26). Mah. Conoscendo i padroncini locali, dubitiamo fortemente che la maggior parte di essi scoppino di felicità, abbraccino Murdoch e gli offrano un caffè e una fetta della torta pubblicitaria. Già è stata una faticaccia metterli insieme. Tanto più che, se ad oggi sono ancora 5 le regioni apparentemente insensibili al caso, per non essere illuminate dal dtt; tra il settembre e il dicembre 2012 quelle stesse 5 regioni potrebbero seriamente infuriarsi per un business che non solo non decolli ma consenta a uno competitor straniero d'intrufolarsi nel loro terreno, per giunta a gratis. Per dire, non ce lo vediamo proprio Luca Montrone arcigno boss di Telenorba (una sorta di Randolph Hearst pugliese, che ha appena vinto il premio MilleCanali per il miglior tg locale d'Italia all news) concedere a Michele Santoro più di quanto non abbia fatto finora. Perché - parliamoci chiaro - Servizio Pubblico ha un problema. Che non sono gli ascolti, occhio. Parenzo sperava in un 10% di share, ma anche il 6,7% con 1,6 milioni di spettatori medi (un popolo, una nazione) l'audience del programma sarebbe ottima. Sarebbe. Ma per un programma strutturato per la tv del futuro: veloce, di nicchia, e soprattutto low low low budget. Invece Servizio Pubblico è lento (è molto più veloce lo spin off Piazza Pulita di Formigli), ecumenico e, soprattutto, costoso come un programma Rai. Santoro costa 250mila euro a puntata, e la pubblicità raccolta copre sì quel costo; ma, di fatto, va quasi tutta nelle tasche di Michele. E, si capirà che per piccoli tycoon abituati a spendere anche soltanto 500mila a palinsesto, è durissima da inghiottire. Molti di loro, dopo l'iniziale euforia e visibilità, stanno già valutando se il gioco valga davvero la candela. Santoro pensa in digitale, ma sul portafoglio pesa in analogico. La qual cosa ci evoca, dunque uno scenario diverso. Non è che l'arrivo di Cielo spingerà via via Santoro tra le braccia di Murdoch? Non è che la «rivoluzione» s'accenderà solo dopo Michele, lasciando a Michele, solo -appunto- l'onore dell'«avanguardia»?... di Francesco Specchia