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Il paese che cacciò Equitalia risparmia 20mila euro l'anno

A Calalzo di Cadore il sindaco ha messo alla porta gli esattori: il Comune riscuote i tributi direttamente. "Così abbiamo guadagnato"

Lucia Esposito
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Ci starebbe pure la scritta sul cartello, “Comune de-equitalizzato”. Calalzo di Cadore, Cialàuz in lingua ladina: da Belluno sali e ti ritrovi circondato dalla meraviglia delle Dolomiti, di fronte il lago artificiale nato dalla grande diga. Il sindaco si chiama Luca De Carlo, politicamente originario di Alleanza Nazionale «ma indipendente, non mi faccio ingabbiare, io»: è lui che, lo scorso agosto,  piazzò davanti all'albergo che ospitava Umberto Bossi lo striscione «scegliamoli noi», per rimarcare la necessità di una legge elettorale che permetta ai cittadini di indicare i loro rappresentanti in Parlamento.  Ma qui, visto anche il periodo, si parla di tasse. Perché proprio Calalzo ha deciso di mettere alla porta gli esattori di Equitalia. Cosa che, tanto per cominciare, ha portato al piccolo Comune anche un vantaggio economico mica da ridere: «Quando sono stato eletto, il servizio di riscossione dei tributi era esternalizzato proprio a Equitalia, sia per quanto riguarda i tributi ordinari, tipo la tassa sui rifiuti e quant'altro, sia per le riscossioni coatte. Noi abbiamo subito deciso di tornare a occuparci direttamente dei tributi ordinari, e già così abbiamo calcolato un risparmio di circa 20mila euro all'anno». Restava la riscossione coatta, quella che spesso porta a sanzioni più o meno pesanti per il cittadino inadempiente. «Ecco: dalla fine di novembre ci siamo ripresi anche quella. Abbiamo incaricato la Comunità montana Valbelluna, che già da anni lavora nel campo. E però, di fatto, il cittadino può venire qui, in Comune, a parlare della sua eventuale situazione di difficoltà». In realtà esiste una legge, la 166/2011, che già prevede che i Comuni non si appoggino più a Equitalia. Eppure il caso di Calalzo resta un'eccezione. «Sono tanti i miei colleghi che, su questo punto, si mostrano refrattari. Anche la stessa Anci. Posso pure comprenderli: delegando l'incasso delle imposte a Equitalia ci si toglie una bella grana. Senza contare che, nelle grandi città, diventa molto più complicato impostare rapporti personali fra istituzioni e cittadini». Invece voi avete deciso diversamente. «Sì. Ma attenzione, non è che da noi gli imbroglioni siano più tollerati. Anzi:  io conosco tutti i 2.250 residenti del Comune che amministro, le situazioni familiari, gli eventuali disagi, ogni tipo di problema. Impossibile che qualcuno possa fare il furbo.  E però proprio per questo motivo non mi sembra giusto nascondermi dietro le cartelle esattoriali di Equitalia, che troppe volte rischiano di affossare definitivamente una difficoltà magari passeggera - e qui bisogna però precisare che non esiste alcuna comprensione per quei cretini che minacciano o mettono le bombe. In ogni caso, chi ha un problema deve venire da me, in municipio. E una soluzione si trova». Reazione della cittadinanza? Entusiasta, dice il sindaco. «Ma è ovvio, così si accorcia la distanza fra amministratore e amministrato. Senza contare che, facendo i conti, è venuto fuori che adesso, per quanto riguarda i tributi ordinari, i cittadini pagano addirittura più puntualmente». E come lo spiega? «Non è così strano. Se non gli mandi l'esattore, che naturalmente applica i regolamenti senz'alcuna cognizione, tutto diventa più gestibile. La gente si rende conto che i soldi delle imposte vanno poi a vantaggio di tutti. Anche loro». di Andrea Scaglia

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