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Lo stipendio dei politici? Dovrebbe essere 1.000 euro

Una legge del 1948 (abrogata) prevedeva paga di 65mila lire (1.138 euro di oggi) e rimborso per chi non viveva a Roma

Lucia Esposito
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Altro che confronto europeo che tanto nessuno accetta. Lo stipendio giusto per i parlamentari italiani è 1.138 euro netti al mese. Lo hanno stabilito i padri costituenti, che ci sapevano fare ed erano lontani mille miglia dall'idea della casta. Per questo quando nacque il primo Parlamento e fu varata la prima legge sul trattamento economico dei parlamentari, i padri costituenti non si nascosero dietro lunghi giri di parole, confronti europei, modelli difficili da interpretare. Scrissero nero su bianco: «Ai membri del Parlamento è corrisposta una indennità mensile di lire 65 mila». Lire 65 mila, che con l'inflazione e la rivalutazione monetaria in 64 anni diventano oggi 2.204.800 lire, pari appunto a 1.138 euro. Netti. A stabilirlo fu la legge 9 agosto 1948, n.1102: «Determinazione dell'indennità spettante ai membri del Parlamento». Le firme sotto sono tutte d'autore. La prima è quella di Luigi Einaudi, la seconda è quella di Alcide De Gasperi, la terza è quella di Ezio Vanoni, ministro del Bilancio e delle Finanze dell'epoca, e la quarta quella di Giuseppe Pella, ministro del Tesoro dell'epoca. Timbro posto dal guardasigilli dell'epoca, il liberale Giuseppe Grassi. Quella legge, che poi fu abrogata nel 1965 da una successiva legge che ha aperto la più grande confusione sullo status dei parlamentari, affidando i loro stipendi agli interna corporis (con un tetto massimo non  quantificato, ma legato allo stipendio di un presidente di sezione della Corte di Cassazione), era talmente chiara da essere oggi la vera e unica medicina per i mali della Casta. Stabiliva ad esempio una cosa che solo il buonsenso dei padri costituenti considerava ovvia: ai parlamentari era concesso «un rimborso spese per i giorni delle sedute parlamentari alle quali essi partecipano. La misura di tale diaria sarà stabilita dagli uffici di presidenza delle rispettive Camere, tenendo conto della residenza o meno nella capitale di ciascun membro del Parlamento». A differenza di oggi dunque si rimborsavano le spese di alloggio a Roma per fare i parlamentari solo per i giorni in cui c'erano sedute e solo ai parlamentari che effettivamente erano presenti. Non era un benefit, ma un rimborso spesa. ùE ad esempio non veniva corrisposto a chi era residente a Roma e quindi non aveva alcuna spesa di alloggio extra per andare in Parlamento. La legge dei padri costituenti aggiungeva pure il divieto di cumulo della indennità parlamentare anche con medaglie e gettoni di presenza o qualsiasi tipo di incarico conferito dallo Stato o da un ente pubblico. di Franco Bechis

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