Cerca
Cerca
+

Hollande contro Sarkozy: Fallito bastardo mascalzone

Il presidente francese? "Un tipo sporco". Il socialista si lascia andare a una cena in cui erano presenti anche giornalisti

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

«Sale mec», che più o meno in francese vuol dire «tipo sporco». «Bastardo!», tradurrebbero gli americani, ma in fondo «mascalzone» rende meglio l'idea ed è la parola che il candidato socialista alle presidenziali francesi, François Hollande, ha usato per definire il presidente e avversario alle prossime presidenziali Nicolas Sarkozy, nel corso di una cena alla quale erano presenti anche alcuni giornalisti.  «Io sono il presidente del fallimento» ha detto testualmente Hollande mettendosi temporaneamente nei (ristretti) panni di Sarkozy. «Sono un mascalzone» ha continuato «ma in questo periodo difficile sono l'unico capace, ho il coraggio...». Stando ai patti i giornalisti avrebbero dovuto tacere, ma la tentazione a quanto pare è stata irresistibile e ne è venuta fuori una bella polemica. I socialisti minimizzano: «Parole mal interpretate» sostengono con la solita scusa. «Hollande non insulta mai nessuno», e quasi siamo tentati di crederci. Ma il problema non è stabilire se Hollande abbia mai dato del «sale mec» a Sarkozy o se quest'ultimo lo sia davvero (su questo giornale lo abbiamo detto tante volte che ormai è davvero poco rilevante). Il problema è capire se si possa o meno dare del «sale mec» o anche altro a Sarkozy, perché qui sta il punto. Secondo l'Ump, il partito di maggioranza del quale fa parte Sarkozy, insultare il presidente è reato. Nadine Morano, ministra incaricata dell'Apprendistato e della Formazione Professionale, e una collega parlamentare, Valerie Rosso-Debord, parlano di affermazioni «intollerabili e inqualificabili», e chiedono le «scuse pubbliche» di Hollande. Per Valerie Pecresse, ministra del Bilancio e portavoce del governo, «se sono state pronunciate sono parole inqualificabili e spetta a François Hollande spiegarsi o smentirle». Nessuna smentita invece è dovuta quando a insultare è il presidente.  Non è scritto da nessuna parte nella costituzione francese, ma di fatto è così. Sarkò può insultare, dirne di tutti i colori, spararla che più grossa non si può, che nessuno si sogna di chiedergli una smentita. Lo stesso Hollande qualche tempo fa si sentì dare del «piccolo» da Sarkozy, che non è precisamente come dare del “mascalzone”, ma non fa certo piacere, e Sarkò vista la sua altezza lo sa bene. Ma il presidente ha pure definito «nullità» un altro candidato alle prossime presidenziali, quella Marine Le Pen che teme particolarmente proprio perché ha eroso da destra i suoi consensi. Per quanto si sappia il “piccolo” François e la “nulla” Marine non se la sono presa particolarmente e non hanno chiesto le scuse di Nicolas. Forse perché alle gaffe di Sarkozy i francesi han fatto il callo. Nessuno infatti si è particolarmente scandalizzato quando Sarkò, parlando con Obama,  diede del bugiardo al premier israeliano Netanyahu, e il presidente americano da parte sua rispose di essere stanco di dover «fare i conti con il suo entourage tutti i giorni». Sarkò poi, che è un sanguigno, non si risparmia dall'insultare anche semplici cittadini, o chi sta facendo il suo lavoro, solo per il fatto di non pensarla come lui. O perché si rifiuta di stringergli la mano, come accadde qualche anno fa al Salone dell'Agricoltura e il presidente francese stizzito rispose al “provocatore” «e allora togliti dai piedi pezzo di coglione». Ma il capolavoro Sarkozy lo fece quando prima della cena al vertice Nato di Lisbona del 2010 diede “metaforicamente” del pedofilo a un giornalista che gli chiedeva delucidazione sull'affaire Karachi. «Oh basta!» sbottò  «siamo in un mondo di pazzi. Ditemi se solo uno di voi crede veramente che io abbia organizzato commissioni e tangenti per i sottomarini al Pakistan?». E poi direttamente al reporter: «E lei allora? Non ho niente contro di lei ma mi sembra che lei sia un pedofilo! Chi me l'ha detto? Le fonti, i servizi e poi ne sono convinto intimamente... Come si giustifica ora? Può solo dirmi “io non sono un pedofilo”». «Spero che non vi sia passato l'appetito!» interruppe ironicamente un altro giornalista. «Ma no! Senza rancore»  risponde il presidente che rivolgendosi a tutti i giornalisti presenti concluse: «Amici pedofili vi saluto. A domani!». di Carlo Nicolato

Dai blog