Togliere la tassa agli immigrati? E' razzismo al contrario
Paragone: nessun italiano è scampato alla mazzata fiscale per salvare il Paese, Monti ha graziato solo gli extracomunitari
La tassa di soggiorno può piacere o meno, può essere condivisa o meno, può essere considerata uno strumento di lotta all'immigrazione clandestina oppure una clava da dare in testa ai poveri stranieri. E infatti centrodestra e centrosinistra sul tema dell'immigrazione si confrontano da tempo, con ricette diverse tra loro. Però, tutto questo attiene a una sfera che appartiene alla politica. Invece accade che un governo tecnico dichiari di voler togliere il contributo chiesto agli immigrati per il rilascio del permesso perché c'è la crisi. Ripeto: non si tratta di discutere del merito di questo provvedimento (quello lo si fa in una campagna elettorale o in un confronto politico), qui si tratta di capire perché un governo tecnico sostenuto da forze diverse, finanche antagoniste tra loro, si sia infilato in una questione che è totalmente politica. La tassa di soggiorno può anche non essere la soluzione ma se così fosse toccherebbe eventualmente a un governo di centrosinistra levarla dopo aver vinto le elezioni; e non a un governo tecnico la cui missione era - almeno così ci avevano detto - di fare uscire l'Italia dalle secche della crisi economico-finanziaria. Dunque che c'entra? Invece capita che il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri e quello dell'Integrazione Andrea Riccardi abbiano dichiarato di voler rivedere la tassa. Ovvia l'opposizione della Lega (era stato il ministro Maroni a volerla), vedremo cosa farà in aula il Pdl. Ma non è questo il punto. Il punto è conoscere il motivo tecnico per cui tra le tante misure fiscali adottate dall'esecutivo Monti vi sia il taglio della tassa di soggiorno. A leggere le anticipazioni si tratterebbe di un aiuto dato agli stranieri in un momento di crisi. Oibò, ci sono pensionati che devono fare i conti con l'ennesima riforma previdenziale, ci sono operai e lavoratori vari che restano a casa perché in cassa integrazione o comunque in mobilità o addirittura licenziati e che ciò nonostante debbono fare i conti col rincaro delle bollette; ci sono nuove tasse con a cui tutti dovrannno rassegnarsi e gli unici poveretti di cui si cura il governo - e per carità poveretti alcuni lo sono davvero! - sono gli immigrati. Se prima le accuse erano contro la Lega colpevole di aver applicato questa tassa per questioni propagandistiche, ora lo stesso non si può che dire per i ministri Cancellieri e Riccardi. Il che fa montare il sospetto che il giro di giostra, per molti attuali ministri o viceministri o sottosegretari, sia destinato a proseguire anche oltre l'avventura Monti. Il provvedimento in questione non piaceva alla Chiesa, Riccardi è l'uomo della Comunità di Sant'Egidio: uno più uno fa due. «Bisogna valutare se il contributo è compatibile con il reddito del lavoratore e con la composizione del nucleo famigliare», è la motivazione dei due ministri. Motivazione sacrosanta, ma se questo è dunque il parametro del governo allora non si capisce perché le famiglie italiane con redditi bassi si debbano accollare i sacrifici chiesti dal premier. Se l'obiettivo è mettere al riparo chi ha un reddito basso, allora Monti riduca i costi di tutto quanto gravita attorno alla politica, spese del personale annesse. È un balzello inutile - dicono dal centrosinistra a sostegno della mossa annunciata dal governo - che si aggiunge ai costi amministrativi della pratica di permesso di soggiorno. Toh, a sinistra si sono accorti che la burocrazia in Italia costa. Ci sono piccoli imprenditori che sbattono la testa ogni giorno contro la babele di carte e di bolli (con lo spettro della multa da pagare se ti sei scordato qualcosa) e ci si ricorda della questione solo perché la pratica riguarda gli stranieri. Boh… Ma ormai questo è il Paese. È il Paese in cui lo Stato può permettersi di non pagare gli imprenditori cui ha appaltato dei lavori e poi di fare la voce grossa se l'imprenditore sta con l'acqua alla gola perché le banche non gli danno più credito. Così mentre si può riformare l'articolo 18, di contro si facilita il mercato concorrenziale del lavoro straniero: nella guerra tra i poveri, il povero italiano deve pure pagare l'obolo al politicamente corretto. Ma sì, continuiamo a dividerci tra straccioni, pezzenti e fessi. Poi vedremo dove andremo a finire… di Gianluigi Paragone