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Barricate Cgil, diktat a Monti: "Parli chiaro o è tutto fumo"

Riforma del lavoro, la Camusso è sempre più isolata ma non molla: "Se il governo vuole un accordo chiami i sindacati"

Andrea Tempestini
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La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, dopo aver respinto i tavoli separati di trattiva sulla riforma del lavoro si trova isolata: Mario Monti le ha risposto picche, e anche dal Quirinale e dalla stampa sono arrivate diverse bacchettate. La Camusso, intimando al premier di "non convocare i sindacati separatamente", aveva provato a dettare la linea ma ha raccolto solo un coro di critiche. Eppure la leader della Cgil non molla, ed è tornata a lanciare un ultimatum all'esecutivo: "Se il governo Monti vuole un accordo chiami i sindacati e parli chiaro, individuando obiettivi e strumenti. E' solo buon senso, altrimenti è solo tutto fumo per decidere da soli". Riforma del lavoro - Ancora una volta la Camusso ha lanciato il suo messaggio dal social network Tiwtter. Al centro dell'attenzione la riforma del lavoro, uno dei punti più delicati che il governo tecnico intende affrontare. "Buon senso, altrimenti è tutto fumo per decidere da soli - ha scritto la Camusso su Twitter -. Non è necessaria la concertazione anni '90, ma un confronto serio e onesto. Con Cisl e Uil serve arrivarci con una posizione comune concordando uno spartito: non si può chiedere ogni giorno la concertazione e poi accettare di fare i solisti stonati". Affondo contro Ichino - La Cgil è sulle barricate, non molla di un centimetro, e il sindacato rosso si trova sempre più isolato. Così, per alzare il livello dello scontro, nel mirino della Camusso ci finisce anche Pietro Ichino, il giuslavorista del Partito Democratico, 'colpevole' di aver proposto il cosiddetto "contratto unico". Il progetto di Ichino viene infatti descritto come "pubblicità ingannevole che non cancella la precarietà di oggi e ne aggiungerà nuova domani".  

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