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Se la Lega non fa più la Lega Archivia l'indipendenza

Oneto: si ha l'impressione che in questi anni il Carroccio si sia liberato di chiunque parlasse di autodeterminazione

Lucia Esposito
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La Lega critica il discorso di Napolitano e lo fa da partito anti-sistema, anti-italiano e secessionista. Ma ha tutte le carte in regola per farlo?  Le sue ultime prese di posizione sono state criticate da avversari e da ex alleati come opportunistiche visto che è stata al governo fino a poco tempo fa. Oggi ricorda che il primo articolo del suo Statuto la impegna a perseguire l'indipendenza della Padania con ogni possibile mezzo democratico, ma fino a settimane fa il suo comportamento non mostrava tanto afflato eversivo.  Suoi ministri  hanno giurato fedeltà alla Costituzione senza l'esclusione dell'articolo 5.  Suoi esponenti più in vista non hanno perso occasione per intessere le lodi dello stesso Napolitano che ora viene paragonato a Cetto Laqualunque senza averne l'estro e la vitalità. Suoi sindaci anche autorevoli non hanno trovato disdicevole infiocchettarsi di tricolore: Gentilini gorgheggia l'Inno del Piave anche sotto la doccia. Molte amministrazioni leghiste hanno organizzato commossi festeggiamenti per il 150° dell'unità. Ci sono deputati che in televisione hanno vantato il patriottismo della riforma federalista che avrebbe – a loro dire – scongiurato ogni separazione garantendo l'unità. Insomma, più che perseguire l'indipendenza della Padania, certa Lega di governo ha rivendicato il merito di avere salvato la patria una e indivisibile. Non bisogna essere troppo maliziosi per venire colti dal sospetto che il suo separatismo sia davvero strumentale, che non sia solo uno specchietto  elettorale per le allodole ma  che il partito abbia accettato di essere una sorta di valvola di sfogo del tutto organica al sistema: in una situazione drammatica nella quale le frustrazioni  padane potrebbero davvero sfociare  in esiti molto radicali, conviene avere chi raccolga lo scontento e lo tenga in frigorifero evitando derive pericolose o tentazioni extra-parlamentari.  Viene da pensare a un Alberto da Giussano vestito da pifferaio che prima si costruisce meriti liberando Hameln dai topi e poi utilizza la stessa musica per  rendere innocua la troppa vivacità dei bambini. Si dirà che la Lega in questi anni abbia scelto di percorrere la lunga e tortuosa strada istituzionale, che abbia tentato la politica dei piccoli passi, che abbia cercato di riformare il sistema dal suo interno.  Se è così, perché nello stesso tempo non ha lavorato per creare consenso e chiarezza attorno al suo progetto, perché non ha utilizzato il potere acquisito per fare conoscere e accettare il disegno autonomista, per rendere evidenti e appetibili i vantaggi dell'indipendenza padana?  Catalani, fiamminghi e tirolesi lo hanno fatto. Invece in tutti questi anni la Lega non ha prodotto un solo documento, un articolo, una brochure che illustri cammino e obiettivi, che faccia venire ai padani la voglia di indipendenza.  Niente di tutto questo, a meno che non si voglia intendere Miss Padania come una robusta manifestazione di rivendicazione identitaria. Si ha addirittura l'impressione che in questi anni la Lega si sia liberata di chiunque parlasse di indipendenza e autodeterminazione. Oggi ha cambiato idea? Oggi la sua dirigenza  ha subito un salvifico capitombolo collettivo sulla Porta di Damasco?  Benissimo:  dimostri di aver davvero cambiato registro e di non voler fare gli stessi errori. Non si limiti agli slogan ma elabori e illustri i progetti.  Mostri di applicarsi all'indipendenza, che è una cosa maledettamente seria e non una battuta da baita di Lorenzago. di Gilberto Oneto

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