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Tre suicidi in un solo giorno: di crisi si può anche morire

Non solo in veneto: a Catania e ad Ascoli si ammazzano per non licenziare e per paura della povertà. Vittima pure a Bari

Andrea Tempestini
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Tre morti in tre giorni: la crisi fa le sue vittime a cavallo dell'anno nuovo, in un turbine di sogni infranti e speranze schiacciate dal fisco. L'altro giorno, proprio il 31 dicembre, tra i botti di Capodanno, si è suicidato, all'età di 47 anni, l'imprenditore catanese Roberto Manganaro.  L'uomo era a capo, assieme al fratello Giuseppe, di un'azienda storica che da trent'anni si occupava della vendita di motociclette, concessionaria per la Honda a Catania; e la depressione accentuata dalla grave crisi economica che l'aveva costretto a drastici tagli nell'azienda di famiglia ha fatto il resto. Manganaro aveva coi suoi dipendenti un rapporto quasi parentale, li considerava dei figli in una stessa famiglia in difficoltà. Dopo avere fatto ricorso ai part-time, negli ultimi mesi era stato costretto a licenziare; e la decisione lo aveva molto provato anche per il forte legame che aveva con tutti i suoi dipendenti e che lui considerava come figli della stessa famiglia.Nell'ultimo anno il fatturato di Manganaro era drasticamente sceso a un terzo. La grande folla ai funerali celebrati nella chiesa di San Placido a Catania, tra gli applausi degli amici, mentre la famiglia si chiudeva nel silenzio e nel rispetto della privacy, è una spia pericolosa. È la fotografia di una strana Italia, figlia dell'orgoglio e della disperazione. Poche ore prima era toccato ad un anziano di Bari, il cui nome per puro pudore le cronache cittadine tacciono. Perché l'uomo s'era  buttato dal palazzo dove risiedeva: temeva di non riuscire a restituire i cinquemila euro che l'Inps gli chiedeva e aveva paura che per colpa di quel debito avrebbe perso anche la casa nella quale abitava, unica sua proprietà.  L'uomo è aggredito dai debiti che a malapena riusciva a fronteggiare con 700 euro al mese, percependo una pensione sociale di 450 euro, più altri 250 euro per aver lavorato alcuni anni all'estero, in Germania e Olanda. Tra Natale e Capodanno, però, l'Inps con una lettera gli aveva comunicato di avergli corrisposto indebitamente, per errori materiali nei calcoli, circa cinquemila euro, somma che avrebbe quindi dovuto restituire con rate di 50 euro al mese.  S'è ammazzato per una cartella esattoriale. Infine ieri si è impiccato in un magazzino vicino alla sua casa di Montefiore dell'Aso, nelle Marche, un agricoltore  di 54 anni. I parenti dicono che non avesse problemi economici particolari, ma che negli ultimi mesi era ossessionato dalla paura della crisi, dall'idea fissa di non uscire finanziariamente indenne dal 2012. Il 30 dicembre sera, invece, è toccato a un ingegnere bolognese di 46 anni, Francesco Fabbri, contitolare della Silpa Costruzioni snc compiere un'azione fotocopia.  L'imprenditore è stato trovato morto, semicarbonizzato, nel suo ufficio a Idice di San Lazzaro. L'incendio prima che fuori, gli era divampato dentro. Poco prima di chiudersi in ufficio, Fabbri era sceso al bar accanto a chiedere un accendino, lui che non fumava. Nell'ufficio gli esperti della sezione scientifica dell'Arma non hanno trovato tracce di combustibili né taniche o contenitori usati per versare benzina o liquidi infiammabili. Per tutta la sera i carabinieri di San Lazzaro hanno sentito la moglie e il socio per capire l'entità delle difficoltà economiche dell'ingegnere. Fabbri in passato era a capo anche di un'altra impresa edile, la Piramide, in liquidazione dal 2007. Aveva un'ipoteca sulla casa che però era riuscito a cancellare. Anche il suo telefono verrà passato al setaccio. Ma dimostrerà quel che già si sa. La crisi economica è una mietitrice biblica. «Con l'aggravarsi della crisi economica sono aumentati i suicidi e i tentativi di suicidio. A decidere di farla finita non sono tanto i disoccupati di lungo corso, quanto le persone che perdono il lavoro o sono costrette a chiudere piccole aziende di famiglia: i piccoli imprenditori sono particolarmente a rischio…», ha spiegato Maurizio Pompili, responsabile del Servizio per la prevenzione del suicidio dell'ospedale S.Andrea di Roma. La regione più colpita dal fenomeno, finora, era il Veneto. Ma la tragedia si sta allargando ora a macchia d'olio. «La crisi influisce sui tentativi di suicidio: la perdita del lavoro manda in crisi le persone. Di più gli uomini, in media di 40-50 anni, ma abbiamo visto anche casi di 30enni, che perdono il posto o sono costretti a chiudere l'azienda di famiglia, e sono costretti a fare i conti con un fallimento vissuto come un'onta». Il “crollo delle speranze altrui” con tragiche conseguenze ha un precedente ai tempi della grande Depressione del 1930. di Francesco Specchia

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