Berlino, la Merkel imbosca i soldi: boom occupazione
Germania, senza la Camusso 41 milioni di lavoratori: è record dall'anno della riunificazione. Ma Angela continua a dire 'nein' su tutto all'Europa
La Germania chiude il 2011 con il massimo record di occupazione da che il Paese è stato riunificato, nel 1990. L'annuncio, che ha dato slancio ed euforia ai listini borsistici del Vecchio Continente, è stato dato dall'Ufficio federale di statistica a Wiesbaden. Nel dettaglio, nell'anno appena concluso le persone occupate si sono attestate a 41,04 milioni, in crescita del 535mila unità rispetto al 2010. In termini percentuali l'incremento è stato di 1,3 punti percentuali. Ma nonostante i dati che testimoniano la situazione positiva e di netta crescita in cui versa l'economia tedesca, Angela Merkel prosegue nella sua lotta barricadera con fini elettorali: per la salvezza dell'Eurozona la cancelliera continua a dire 'nein' su tutto. I dati sul mercato del lavoro tedesco, inoltre, sono indice di come un diverso regime sindacale, con le sigle più inclini ad accettare una flessibilità regolata, sia essenziale per la crescita del Paese: senza la Cgil e Susanna Camusso - e con la cogestione industriale di stampo anglosassone -, questa la sostanza, uno Stato può ricominciare a correre. Buste paga più pesanti - Nel dettaglio, il mercato del lavoro di Berlino ha beneficiato della ripresa economica iniziata dopo la recessione del 2009: il tasso di disoccupazione attuale, sotto la soglia del 7%, è il più basso da 20 anni a questa parte. Gli esperti inoltre prevedono che il miglioramento prosegua anche quest'anno, ma sottolineano che sarà meno pronunciato a causa delle previsioni di un rallentamento della crescita. Nel 2011 il Pil tedesco è cresciuto di circa 3 punti percentuali, ma gli esperti concordano nelle più modeste previsioni per il 2012, quando il Pil dovrebbe crescere dello 0,5 per cento. Buone notizie per la Germania arrivano anche dal fronte delle buste paga. Secondo i dati pubblicati dal quotidiano teutonico Süddeutsche Zeitung, a partire dal 2012 i lavoratori tedeschi si ritroveranno in tasca, ogni anno, 160 euro in più. Questo avverrà grazie alle facilitazioni entrate in vigore con il nuovo anno, in particolare con la riduzione dal 19,9 al 19,6% dei contributi pensionistici da ripartire a metà tra datori di lavoro ed occupati. Il boom dei "minijob" - Tornando al boom dell'occupazione tedesca, vi è però un fattore decisivo che deve essere tenuto in considerazione. Secondo quanto riportato da un articolo de Linkiesta, che cita dei dati riportati dalla Süddeutsche Zeitung, sono più di 7,3 milioni il numero di occupati nei cosiddetti "minijob". Si tratta di lavoratori scarsamente retribuiti, che guadagnano salari al massimo da 400 euro al mese: una forma contrattuale intrdotta nel 2003 con l'obiettivo di dare impulso al mercato del lavoro. La maggior parte dei "minijob" si concentrano nella vendita nei negozi o grandi magazzini, ristoranti e hotel, nel settore della pulizia o dell'assistenza sociale. Per intendersi, e il dato fa impressione, nel settore del turismo tra il 2000 e il 2008 si è registrato un'impennata dei lavoratori scarsamente retribuiti quasi del 400 per cento. Sia i sindacati sia i difensori di lavoro si dicono contrari a questa forma contrattuale che ha avuto un ruolo decisivo nel boom dell'occupazione, mentre un portavoce dell'associazione di datori di lavoro tedesca spiegava alla Süddeutsche Zeitung che "per molti è diventato conveniente combinare un lavoretto con il sussidio piuttosto che cercarsi un lavoro a tempo pieno".