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Senza il Minzo Tg1 da suicidio Solo servizi su morti e crisi

Nuova gestione Maccari è già stata superata dal Tg5: ce l'hanno messa tuttaper cacciare il direttorissimo e la Rai non ha nulla da ridere

Andrea Tempestini
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Ce l'hanno messa tutta per cacciare il mostro Minzolini dalla poltrona di direttore del Tg1. L'hanno accusato in ogni modo di affondare la testata ammiraglia facendole perdere ascolti, hanno detto che nascondeva le notizie e dunque il pubblico fuggiva in massa. Bene, ecco accontentati gli odiatori del direttorissimo Augusto: giovedì sera il Tg1 - ora guidato da Alberto Maccari  - è stato superato dal Tg5 di Clemente Mimun. Nell'edizione delle 20 il giornale Mediaset  è stato seguito da 5 milioni 878 mila spettatori (22.51%), mentre il giornale Rai inseguiva  con 5 milioni 853 mila (22.49%). Sorpasso di un soffio, vero, ma se fosse accaduto a Minzolini sarebbero partite raffiche di insulti, accuse di negligenza e servilismo.  In ogni caso, se il tg del primo canale perde colpi, forse qualche motivo c'è. Per esempio il fatto che, guardandolo, vien voglia - se non di cambiare canale - di tirarsi una pistolettata alla tempia. La scelta  delle notizie sembra studiata appositamente per favorire la depressione negli ascoltatori, come ha notato un paio di giorni fa Andrea Marcenaro sul Foglio. Mentre uno se ne sta seduto a tavola per il pranzo o la cena (la solfa non cambia tra le 13.30 e le 20), sullo schermo corre un florilegio di immagini da suicidio. Si va dal professionista sopraffatto dalla crisi economica al povero immigrato che non sa come tirare a campare ed è costretto a passare il Natale nella miseria più nera, senza amici e lontano da casa. A corollario, non mancano i servizi di «alleggerimento»: rapine efferate, crollo dei consumi, tragedie internazionali, rapimenti, sparizioni e disastri assortiti. Più che un telegiornale, sembra un film catastrofico.  Non ci credete? Fatevi un giro sul web e spulciate nell'archivio delle edizioni. Occhio, però, la visione è sconsigliata ai deboli di cuore.  Prendiamo, per dire, il giorno di Natale. Ore 13.30, la famiglia riunita per il tradizionale pranzo, lo zio che sta già addentando il tortellino... Ed ecco che appare Marco Frittella a fare gli auguri da parte della redazione. Si parte bene, con il messaggio del Papa. Ma passano pochi secondi e parte la sfilza da impiccagione. Tanto per digerire bene il cappone natalizio, vai con il massacro di cristiani in Nigeria. Segue a ruota la strage in autostrada in Calabria, con cinque giovani morti. Il servizio successivo è su una famiglia sterminata dal vicino di casa settantenne. Un attimo di tregua per parlare delle pessime condizioni di salute del principe Filippo, ricoverato in ospedale. Quando il povero spettatore è in procinto di correre in bagno a tagliarsi le vene, arriva la fine del giornale, solitamente riservata alle notizie di costume: un po' di frivolezze e curiosità per tirarsi su. Un corno: ampio spazio al Natale, d'accordo, però quello che si vive ai tempi della crisi. I disoccupati che non sanno come riempire il desco, i lavoratori dei treni notturni che hanno perso il posto, i turisti in visita a Parigi che non possono spendere perché squattrinati. Fine del tg, sigla, e buon Natale, sempre che qualcuno abbia ancora voglia di festeggiare. Oddio, non sarà sempre così. Ah no? Facciamo un altro tentativo, prendiamo il 27 dicembre, ore 17. Nemmeno durante la merenda si può star tranquilli, il the va di traverso. Apertura del Tg1 sui pirati somali che hanno sequestrato l'ennesima petroliera. Seguono le borse, con immancabile chiusura in negativo e spread alle stelle. Arrancando, il pubblico giunge alla pagina degli esteri, dove il servizio portante riguarda i disastrosi scontri in Siria, con immagini a corredo di violenza per le strade. Non è finita, deve ancora arrivare il servizio sui funerali di Giorgio Bocca, con nutrite informazioni sulla probabile cremazione della salma. E, per non perdere nemmeno mezza tragedia, capita a fagiuolo il pezzo sui terrificanti incendi che stanno devastando la provincia savonese. Si parlerà almeno di sport, spera l'attonito ascoltatore. Certo, come no. Beccatevi il campionato marcio fino al midollo, come rivela il servizio sul calcio scommesse.  Quando il povero italiano ha già la corda ben insaponata attorno al collo, arriva il servizio di costume. Sulle prime, sembra allegro: è dedicato a un artista che disegna col trattore immagini nei campi. Sapete che ha disegnato? Un toro, in omaggio alla borsa che va male. Per il Tg1 non c'è mai pace. Il 23 dicembre, al limitare delle feste, si va dal solito spread al cenone triste con il cibo comprato al discount. Tanto poi in alcuni magazzini sono state sequestrate partite di pesce avariato, dunque non si può stare sicuri da nessuna parte (era un pezzo di alleggerimento, forse).  Il 27 crollano pilastri, non si possono sparare i botti per Capodanno, si cerca ancora lo studente scomparso. Il 28 apprendiamo che presto diventeremo un Paese di soli anziani e immigrati; che c'è ansia per la nave sequestrata dai pirati; che Mubarak viene trasportato in giro in barella, riparato sotto una coperta; che la presidentessa argentina ha il cancro; che una banda di giostrai rapinava la gente menandola prima come saprebbe fare solo un fabbro; che a Palermo hanno trovato un laboratorio per esami clinici illegale e 5000 persone hanno rischiato la vita passando di lì. Fortuna che poi arriva il momento degli spettacoli e ci si rilassa:  nella casa a Cortina di uno dei fratelli Vanzina ha preso fuoco la stufa e si è sfiorato il dramma. La celebre scimmia Cita è morta. State allegri, cari spettatori, mi raccomando. di Malabarba

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