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Monti dà la colpa al Cav: "Stangata voluta da lui"

Monti presenta il "cresci-Italia": "Riforma del lavoro e liberalizzazioni andranno di pari passo. Pensioni, lavoreremo per evitare le tensioni"

Giulio Bucchi
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Equilibrio dei conti pubblici e misure di coesione sociale, guardando alle esigenze della crescita: "Per il governo la fase uno non è mai stata seperata dalla fase due". Così Mario Monti esordisce di fronte ai giornalisti nell'attesa conferenza stampa di fine anno. Sono dunque questi, "conti in ordine, equità e crescita", i tre cardini della futura azione di governo. "Non faremo molto uso di denaro pubblico, perché ce n'è poco", ammette Monti, che poi punta su "università, capitale umano, liberalizzazioni e concorrenza" per limare i privilegi di alcune categorie "che frenano le possibilità di crescita". In generale, comunque, assicura che "non occorrerà un'altra manovra", anche se è difficile credergli. Dopo il decreto salva-Italia, è arrivato il momento del pacchetto "cresci Italia". Punzecchiatura a Silvio - "Mi rendo conto che la manovra che abbiamo dovuto fare, come sottolineano i colleghi economisti, ha molti inconvenienti. In particolare il fatto che l'Italia si sia assunto l'impegno del pareggio di bilancio nel 2013, il vincolo di ridurre di 5 punti percentuali l'eccesso del debito rispetto al Pil". Ma, sottolinea il premier, "non è questo governo ad aver preso questi impegni. Altri governi lo hanno fatto", sottintendendo l'esecutivo di Silvio Berlusconi. "Era assolutamente impensabile rimettere in discussione gli impegni sottoscritti con l'Europa, rovinoso per gli italiani". Quelli, spiega Monti, "erano atti dovuti. L'atto voluto del mio governo comincia oggi". Capitolo spread - Monti si è poi soffermato sulla questione-spread, proponendo anche un grafico ai giornalisti in sala, avvertendoli di non "sovrastimare il differenziale tra Btp e Bund né quando va bene né quando va male". La soddisfazione per il buon esito delle aste dei titoli del tesoro (Bot mercoledì, Btp giovedì mattina) è tangibile, "ma le turbolenze finanziarie non sono ancora finite" (anche perché, in verità, l'asta dei Btp di giovedì si è rivelata un mezzo flop). "Il punto di minimo dello spread è stato toccato l'11 aprile, poi c'è stato una salita fino al 1 luglio, il giorno in cui le agenzie hanno messo in discussione l'Italia - ripercorre l'anno il premier -. La salita è stata inarrestata, fino ad un massimo il 9 novembre". Il premier ricorda quella data perché, afferma "mi trovavo a Berlino e ricevetti una telefonata dal Capo dello Stato che mi annunciava la nomina". Monti continua nelle sue valutazioni: "Il 6 dicembre lo spread è sceso, era il giorno successivo all'annuncio del decreto sulla manovra. Poi c'è stato un flusso decrescente dal 9 novembre ad oggi", afferma Monti ricordando che prima la Bce era costretta maggiormente ad intervenire sui mercati. "Dobbiamo - sottolinea il premier - essere un pochino sollevati per il fatto che prima lo spread saliva molto malgrado gli acquisti della Bce, poi - dice Monti - c'è questa tendenza frastagliata ma decrescente malgrado gli acquisti siano cessati. Questo andamento è molto più di equilibrio". Fare in fretta - Invece di parlare di misure concrete, il premier pensa alle tempistiche: "Nessuna misura da annunciare oggi, sono tutte in lavorazione e i tempi saranno ancora una volta piuttosto veloci, non ci è dato di lavorare con calma", ribadisce citando un articolo del Washington Post in cui si ricordava come dalle sorti italiane dipendano quelle dell'economia mondiale. "L'Europa ci attende il 23 gennaio - proegue -. Entro gennaio ci saranno interventi su liberalizzazioni, concorrenza e lavoro". La fase due - Monti ha comunque spiegato i punti cardine della cosiddetta fase due del suo governo: "Attraverso liberalizzazioni, concorrenza e la riforma del mercato del lavoro limeremo i privilegi e le rendite che frenano i meccanismi economici a danno dei giovani. Ci sarà uno sforzo sul fronte concorrenza e liberalizzazioni, poi il cantiere del lavoro e degli ammortizzatori sociali, riducendo la segmentazione del mercato del lavoro. Gli ammortizzatori - ha continuato il Prof - vanno ammodernati perché le tutele ci siano e siano rafforzate ma in prospettiva di una maggiore flessibilità economica. Ci saranno forti tensioni sociali? Non lo so, faremo di tutto per evitare le tensioni sociali e d'altra parte il nostro dovere è produrre il cambiamento nella tutela transitoria di chi può soffrire il cambiamento". Quindi la scommessa: "Sono sicuro che il Paese ci capisce e che non ci saranno tensioni sociali". Capitolo lavoro - Monti ha più volte ripetuto che "lavoreremo in parallelo sulle liberalizzazioni e sul mercato del lavoro. E' un parallelismo che ci è consentito dal fatto che le nostre risorse umane non sono le medesime da dispiegare su un fronte e sull'altro". Il premier ha sottolineato che "Fornero si occuperà del mercato del lavoro e il sottosegretario Catricalà, assieme a diversi ministri e io stesso, che non ho dimenticato completamente la materia della concorrenza, saremo molto incalzanti sul tema delle liberalizzazioni e della concorrenza e questo spiega perchè non abbiamo fatto le pensioni e la riforma del lavoro contemporaneamente: pur essendo la Fornero una donna dinamica, dispone - ha scherzato Monti - di 24 ore". Sulla tempestica della riforma del mercato del lavoro ha spiegato che verrà divisa in due parti "una per gennaio e una per febbraio". In particolare, ha proseguito Monti, "il governo mira a superare il dualismo del mercato del lavoro italiano" e a superare "una regolamentazione sui diversi contratti di lavoro con forti incertezze interpretative". Interventi sulla previdenza - Monti ha sottolineato che "sulla riforma delle pensioni interverremo a favore dei lavoratori che erano stati messi in mobilità con le vecchie regole e affronteremo tutti quei casi in cui i lavoratori con le nuove regole si possano trovare in particolare difficoltà". Riforma del catasto - Il presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa ha sottolineato che "la riforma del catasto è molto importante per adeguare la tassazione alla realtà effettiva. Non ci sarà un aggravamento dell'imposizione sulla casa ma una maggiore equità sull'imposizione". L'aliquota per la prima casa nel nuovo sistema Imu è dello 0,4% e il numero delle case esenti è pari a 6 milioni. Non si può dire - ha aggiunto - che la pressione fiscale in questo settore crescerà rispetto a prima del 2008". Quindi un'altra battuta: "Sono sorpreso che il nostro indice di popolarità non sia sceso a zero"

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