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L'Europa ostaggio di Angela Crisi continuerà fino al 2013

Eurozona bloccata dalla Germania della Merkel: soffrirà anche nel 2012 per colpa della Cancelliera ossessionata dal voto

Giulio Bucchi
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Potrebbe essere il programma di un futuro governo Passera quello messo a punto dal servizio studi di Banca Intesa. Gli esperti coordinati da Gregorio De Felice, capo economista dell'istituto, hanno messo a punto le previsioni per il 2012.  Formalmente un documento tecnico, con tabelle, numeri e diagrammi. In realtà un testo con forti connotazioni politiche perché invoca investimenti, liberalizzazioni, crescita economica invece degli aggiustamenti di bilancio giocati solo sul lato delle tasse come ha fatto Monti e prima di lui Tremonti.   Troppa austerità che, forse salverà l'Europa, ma di sicuro ammazzerà gli europei. Ma soprattutto un atto di accusa verso la Germania e verso la signora Merkel  che, imponendo regole restrittive alla politica europea sta lucrando grandi benefici per la sua industria: può contare su tassi d'interesse  bassi (2%) mentre altrove sono altissimi (l'Italia al 7%). Oneri finanziari tanto contenuti permettono alle imprese  tedesche di innalzare il livello di competitività sfruttando fino in fondo  il vantaggio della moneta unica che non consente più ai Paesi più deboli, come l'Italia, svalutazioni competitive. In questa situazione, spiega De Felice:  «I costi macroeconomici del risanamento diventano più alti, la fase di allargamento dei premi al rischio si protrae e il rischio di recessione aumenta». I risultati non tarderanno ad arrivare. «L'Italia è fra i paesi dell'Eurozona già entrati in una fase recessiva. Il Pil dovrebbe essersi contratto per tutta la seconda metà del 2011, ed è molto probabile un'ulteriore flessione nella prima metà del 2012. Per la media del prossimo anno stimiamo una contrazione del Pil di almeno l'1%». Ma è tutta l'Europa ad aver tirato il freno. La crescita per l'anno prossimo dovrebbe essere pari a zero dopo due anni  fra l'1,5 e il 2%. Sotto accusa la leadership politica europea. A cominciare dalla signora Merkel. Arcigna nell'imporre il modello tedesco, a cominciare dal pareggio di bilancio da mettere in Costituzione come in Germania. Assai meno solidale nel proporre politiche di sviluppo. «Il Trattato di Maastricht impone vincoli di bilancio e punizioni per chi non li rispetta – ricorda De Felice -.  L'Agenda di Lisbona che indica le politiche di crescita è aperta. Ogni Paese è libero di adottarla o meno». Così mese dopo mese, la gestione della crisi da parte della coppia Merkel-Sarkozy «si è rivelata carente nei tempi, nelle misure adottate e nell'entità degli strumenti». Il clima di incertezza rallenta gli investimenti delle imprese e i consumi delle famiglie, accrescendo i rischi recessivi per l'Europa  e rendendo incerte le prospettive per il resto del mondo. Dal vertice europeo di dicembre è emerso un accordo insoddisfacente. Il pacchetto contiene interventi di disciplina fiscale sostanzialmente irrilevanti per la fiducia degli investitori internazionali, sebbene fortemente voluti dal governo tedesco, ma poco o nulla sul fronte dei meccanismi di sostegno che dovrebbero contrastare i rischi sul debito. Non a caso, nonostante il governo dei Professori a Roma, lo spread non accenna a scendere e le borse non trovano pace. Tiene il cambio dell'euro perché l'aggiustamento della speculazione è avvenuto tutto in Europa.  I capitali hanno lasciato Italia, Spagna, Grecia per correre a Berlino. Per la Germania un vantaggio in più. «L'ossessione tedesca per la stabilità impedisce agli europei di vivere meglio» è la sentenza di Gregorio De Felice. Mario Draghi sta cercando di manovrare come può. Sarebbe preferibile, visto che non può farlo la Bce, utilizzare il fondo salva-stati come una banca che acquista i titoli dei Paesi in difficoltà. Ma la Germania si oppone in nome del rigore. L'austerità sta uccidendo l'Europa. Il professor Monti si dichiara un europeista convinto? «Proprio per salvare l'Europa - dice De Gregorio - dovrebbe farsi promotore del fronte che chiede ai tedeschi una gestione più elastica della crisi». Ma fino al 2013, con le prossime elezioni in Germania, è difficile che cambi qualcosa. L'Unione reggerà ad un altro anno e mezzo di scossoni? Risposta difficile. di Nino Sunseri

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