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Ci distruggono il mattone Nuova mazzata sulla casa

Cambia il Catasto. Il governo prepara un nuovo modo di calcolare la rendita: dai vani ai metri quadri. Più tasse su proprietà e affitti

Andrea Tempestini
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Via i vani, arrivano i metri quadrati. Il cantiere casa non è ancora chiuso e il governo di Mario Monti punta ora alla riforma Catasto, che potrebbe essere varata nel Consiglio dei ministri di oggi, mercoledì 28 dicembre. L'esecutivo promette: questa volta non sarà una stangata. Ma, date le premesse, è tutto da verificare. L'obiettivo sarà quello di aggiornare i dati dell'immenso archivio edilizio italiano, adeguandoli alla realtà e ai valori di mercato, ora 3,73 volte più alti. Così l'esecutivo garantisce che la riforma - che servirà anche a riequilibrare gli estimi delle grandi città sperequati tra centro e periferia - sarà a costo zero: l'adeguamento della base imponibile, spiegano fonti di governo, non potrà che essere accompagnata da una riduzione delle aliquote. Il dubbio però è d'obbligo. Come è possibile che aumentando la base imponibile non aumenti il prelievo fiscale? Monti risponde: "Riducendo le aliquote". Ma c'è da dubitarne. Ma stangata sarà - Dopo la stangata della nuova Imu, insomma, arriva quella del catasto. L'impatto, per esempio sarà pressoché inevitabile per quel che riguarda le imposte sulla compravendita degli immobili. Secondo l'ulrimo rapporto dell'Agenzia del territorio i valori di mercato sono quasi quattro volte - 3,73 per la precisione - più elevati dell'attuale catasto. Mentre i canoni d'affitto sono sei volte più elevati di quelli delle rendite. Così, anche un adeguamento che sia solo parziale, non può che portare ad un aumento sulla tassazione della casa. La riforma - Il nuovo provvedimento potrebbe arrivare velocemente, per consentire una reale applicazione prima della fine della legislatura. A tracciarne le basi del nuovo catasto è un documento elaborato dal ministero dell'Economia che fissa i cinque criteri che saranno utilizzati. "Il disegno di riforma - spiega il ministero dell'Economia - è imperniato sui seguenti elementi: 1) La costituzione di un sistema catastale che contempli assieme alla rendita (ovvero il reddito medio al netto delle spese di manutenzione e gestione del bene), il valore patrimoniale del bene, al fine di assicurare una base imponibile adeguata da utilizzare per le diverse tipologie di tassazione; 2) la rideterminazione della classificazione dei beni immobiliari; 3) il superamento del sistema vigente per categorie e classi in relazione agli immobili ordinari, attraverso un sistema di funzioni statistiche che correlino il valore del bene o il reddito dello stesso alla localizzazione e alle caratteristiche edilizie; 4) il superamento, per abitazioni e uffici, del "vano" come unità di misura della consistenza a fini fiscali, sostituendolo con la "superficie" espressa in metri quadrati; 5) la riqualificazione dei metodi di stima diretta per gli "immobili speciali".La promessa - Il governo prova così a mettere ordine nella giungla del catasto italiano. L'ultimo tentativo era stato fatto nel 2006, quando l'allora governo Prodi presentò un collegato alla Finanziaria per mettere mano in modo organico al catasto, di fatto ancora strutturato con il sistema di categorie e classi introdotto alla sua nascita, con rendite rivalutate l'ultima volta nel 1990, con riferimento al biennio precedente. Ma, la fine anticipata della legislatura, fece cadere il progetto. Il nuovo provvedimento potrebbe adesso arrivare velocemente, proprio per evitare la tagliola di fine legislatura.  I contenuti sono già tracciati in un documento elaborato dal ministero dell'Economia, che fissa cinque criteri che saranno utilizzati, ma anche i tempi per l'articolato legislativo non sarebbero lunghi. "È noto - è scritto nel documento - che le attuali rendite catastali, su cui si basa in larga parte la tassazione immobiliare, non sono più congrue rispetto ai valori di mercato". L'ultimo rapporto dell'Agenzia del Territorio indica in particolare che per le abitazioni il valore corrente di mercato è pari, in media a 3,73 volte la base imponibile ai fini Ici. Se si guarda all'Irpef, invece, lo stesso rapporto oscilla tra il 3,59 della abitazioni principali e il 3,85% delle seconde case. I canoni di locazione, poi, sono superiori di 6,46 volte a quelli delle rendite catastali.  

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