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Le sei mosse della Fase Due del governo del Prof

Mercoledì il Consiglio dei ministri. Basta tasse, ora la crescita: dalle liberalizzazioni al lavoro, dove il governo deve cambiare passo

Giulio Bucchi
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Il tempo della fase 2 è arrivato. Domani il premier Mario Monti riunirà il consiglio dei ministri, l'ultimo del 2011, per delineare le misure per la crescita tanto invocate quanto rinviate nelle ultime settimane. Bisogna andare oltre le tasse: lo chiedono i mercati internazionali (con lo spread Btp-Bund perennemente in crescita) e lo chiedono soprattutto gli italiani, già spremuti a sufficienza da una manovra da 35 miliardi fatta per l'85% di imposte. E allora via al piano in sei mosse. Pietro Senaldi su LiberoTv: "Di sobrietà si muore" Liberalizzazioni - All'esame del professore ci sono innanzitutto le liberalizzazioni. Nel mirino del governo tornano tassisti e farmacisti, ma per liberalizzare il mercato dei servizi si dovranno abbattere le resistenze a 360°. Si riprenderà in mano la legge sulla concorrenza del 2009 e si colpiranno anche settori quali gli erogatori locali (gas, acqua, carburanti) e le tariffe autostradali.   Lavoro - Sviluppo vuol dire soprattuto riforma del lavoro. Il ministro del Welfare Elsa Fornero era andata nella direzione giusta, prevedendo una revisione dell'articolo 18, salvo poi fare frettolosa marcia indietro sotto i colpi di Cgil e sinistra. La verità è che lo statuto dei lavoratori dovrà essere modificato, come chiesto anche dall'Unione europea e proposto da Berlusconi nella sua lettera inviata ai vertici Ue, perché solo così si potrà garantire un cambio di passo su precarietà, contratto unico, ammortizzatori sociali. Ordini - Riforma delle professioni o abolizione "dall'alto" degli ordini. E' la strada senza uscita imboccata dal governo che vuole garantire più concorrenza. Tutto già previsto da Silvio Berlusconi, ma anche qui le resistenze (anche dentro il parlamento, basta pensare alle decine di avvocati presenti) sono fortissime. L'obiettivo è dare più opportunità ai giovani. Opere pubbliche - Le grandi opere come volano dell'economia. Era la ricetta del New Deal di Roosevelt, nell'America di 70 anni fa, e in parte pure quella del Cavaliere. Sulle infrastrutture si gioca molto anche Monti, mettendo a disposizione 10 miliardi per le inftrastrutture. Chiave di volta un decreto legge che possa rendere più agevole e immediato il project financing, vale a dire il coinvolgimento diretto delle aziende private (anche e soprattutto straniere) nel finanziamento dei cantieri. Fisco - Delega fiscale e revisione degli estimi sono le parole d'ordine in materia di fisco. Primo passo: revisione di esenzioni, deduzioni e detrazioni. Quindi seguirà la revisione degli estimi catastali pari al 60%. Una mossa che mette già in allarme gli enti locali, preoccupati per un calo delle entrate: si parla, infatti, di qualcosa come 22 miliardi di euro di cui 11 di extragettito. Imprese - Il sesto punto farebbe felice l'ex ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Semplificazione della burocrazia per alleggerire il peso su imprese e privati. Tempi più brevi, meno carte e scartoffie, regole più chiare: solo così si potranno attirare nuovi investitori, non solo italiani.

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