Gli stenografi del Senato prendono più di Napolitano
Battere rende: sono casta nella casta. 60 privilegiati per poche ore a settimana di lavoro prendono 250mila euro l'anno
Siedono al centro della scena. E cioè a un tavolo quadrato sistemato proprio in mezzo all'emiciclo. La posizione così privilegiata è strategica, perché gli stenografi, alla Camera e al Senato, devono avere il miglior punto d'ascolto possibile per fare bene il loro lavoro. Non è il solo privilegio, questo. L'altro se lo trovano tutti i mesi in busta paga: i veterani di questa professione un po' desueta portano a casa uno stipendio di 8.971 euro netti; i neo-assunti un assegno (pure questo invidiabile) di 2.662 euro. A conti fatti (fatti dall'Espresso) lo stenografo ha un lordo annuale di 259mila euro. Tombola: specie in considerazione del fatto che l'appannaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si ferma 20mila euro prima. A 239mila. E basta con la storia della casta, si lamentano dal Palazzo. Però questa è una storia bella da raccontare. Romantica. Natalizia. La stenografo (professione ambita, si entra per concorso pubblico) è un mestiere tradizionale e tipico del Parlamento, che tuttavia è stato superato dal progresso tecnologico. La figura professionale è stata rivista e aggiornata alla Camera, mentre il Senato rimane old school. Che significa? Significa che a Montecitorio un software di riconoscimento vocale sintetizza i discorsi fatti in aula dai deputati e li trascrive automaticamente. Una volta c'era una macchina stenografica chiamata “Michela” (dall'inventore Antonio Michela Zucco), una tastiera con i tasti simili a un pianoforte, su cui gli operatori digitavano freneticamente. Adesso alla Camera i consiglieri parlamentari con professionalità di stenografia siedono al tavolo (quello in mezzo all'Aula) con un foglio davanti. E si limitano ad appuntare i commenti (spesso le parolacce) che arrivano dai colleghi mentre un deputato parla. Frasi che sfuggono all'orecchio computerizzato, che attinge solo dal microfono direzionale. Oltre a questo, gli stenografi si occupano del resoconto sommario delle sedute delle Commissioni. Non è un mestiere infame, tutto sommato. Specie in legislature come l'attuale, con i lavori parlamentari ridotti all'osso. Ma è colpa della politica che produce poco. Non degli stenografi. Palazzo Madama è diverso, più geloso delle sue tradizioni ottocentesche. Questa forma di “bicameralismo imperfetto” della stenografia è stata oggetto, l'altra sera, di un puntuale servizio andato in onda su “Piazzapulita”, la trasmissione di La7 condotta da Corrado Formigli. Al Senato sono in 60, gli stenografi. E hanno retribuzioni (15 mensilità) che variano da 2.662 euro netti mensili per un neofita ai 3.685 euro per chi ha dieci anni di anzianità. Fino agli 8.971 euro netti di busta paga mensile per chi arriva, a fine carriera, al 36esimo anno di attività. Più dell'inquilino del Quirinale. di Francesco Venturini