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Non paghiamo più il canone Rai non è servizio pubblico

Maglie: Via anche la Gabanelli. Con la scusa di risparmiare Viale Mazzini elimina tutti gli apprfondimenti e non offre nulla

Costanza Signorelli
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Sono tempi duri, gennaio ci aspetta con artigli di sacrifici, controlli occhiuti, misure estreme di riscossione di denaro dai cittadini decise da un governo che non rappresenta gli elettori, e incombe anche il canone Rai. Ma se la Rai il suo lavoro di servizio pubblico non lo fa più, se con il pur giustificato motivo di risparmiare sacrifica proprio l'approfondimento politico e il talk show, però aumenta sgambettamenti e scemeggiati, se insomma si comporta proprio come Mediaset, scelta legittima per carità, perché mai dobbiamo continuare a pagare il canone, che è da troppi anni considerato dagli italiani uno dei più odiosi balzelli, che ci è imposto come una tassa con tutte le conseguenze che comporta non pagare una tassa? Oltretutto su quel bollettino da pagare c'è scritto tassa per la televisione. Quale? Ne faccio un discorso di merito e non di metodo, dico che per chiedere il denaro in quanto pubblico servizio, da pubblico servizio ti devi almeno comportare. Si può obiettare che da Santoro alla Dandini, e ora alla Gabanelli, se ne vanno personaggi faziosi, di parte, arroganti protagonisti di informazione a senso unico. Bene, non averli obbligati all'opinione senza propaganda è già un primo fallimento, lasciarli andare ma non sostituirli immediatamente con programmi analoghi di qualità è criminale, incoraggiare e gonfiare altri programmi di mero intrattenimento è legittimo se attira pubblicità, soprattutto nel caso di una trasmissione buona come quella di Fiorello, meno per i balletti con le stelle, ma certo non è il requisito principe per richiedere una tassa di Stato. Figuriamoci se poi, come abbiamo scritto su Libero, da metà gennaio 2012 il canone passerà dagli attuali 110,50 euro, a 112 euro nonostante l'ultimo aumento risalga a solo 12 mesi fa, quando il canone era passato da 109 a 110,50 euro, e addirittura esista il pericolo che che il ministero dello Sviluppo economico, che deve ancora licenziare il dossier sui conti Rai in sospeso,  decida di aumentare il canone a 115 euro. Tocca alla Gabanelli traslocare dalla Rai al La7, che ormai è così affollata da prefigurare un imminente e deflagrante corto circuito. Ma questo è un altro discorso, se la vedranno Mentana, che resta il migliore su piazza, e il Canaro Stella, insieme al bulimico ex Rai 3 Ruffini, e sarà uno spettacolo interessante a colpi di risse e telefonate agli amici potenti per le Gruber e Lerner, che vantano primogeniture, per Formigli, Dandini e Nuzzi, neo arrivati, per la stessa Gabanelli che è una come Santoro, dico quello che mi pare tanto le querele le paghi tu. Vedremo come nuoterà nel mare piccolo ma pieno di squali il povero e valoroso Piroso, riciclatosi nel surreale, se Crozza si guarderà  in casa per la satira più pungente, insomma La7 che da bacinella si allarga a mare grande è un piatto forte per i cronisti cattivi di stanca tv generalista, tutti a vedere chi la spunta nel nuovo salottino radical chic con i posti in piedi. Il punto è un altro, è la Rai.  L'eroina di “Report”, la Giovanna d'Orco, cito Dagospia,  per restare ha chiesto meno durata del programma e più soldi. Non li avrà, e badate che ne prende pochi, ed è già pronto il posto a La7, sia pur uno strapuntino. Ma a viale Mazzini chi va via per giuste ragioni di bilancio dissestato, non viene sostituito ai costi molto bassi dell'informazione e dell'approfondimento politico che pure oggi al Paese serve come il pane, e chissà che non sia proprio questa la ragione, ovvero che meno ne sa il pupo e meglio te lo erudisco in epoca di governo tecnico... No, gli spazi di questo tipo sono in diminuzione, pillole di Giuliano Ferrara, oltretutto gravate da spazio pubblicitario a fine telegiornale, il solito Ballarò che è una messa cantata, un rituale Porta a Porta che si occupa di tutto un po', una brillante Arena alla domenica pomeriggio di Massimo Giletti, nella quale mi pregio di fare l'ospite di disturbo sia pur a gomitate di secondi concessi al dibattito. Basta? No che non basta, tanto più se si  spende più di un milione di euro per assicurarsi Bobo Vieri e Gianni Rivera a Ballando con le Stelle. Dice la Carlucci che paga tutto la pubblicità. Fantastico, appunto, che c'entrano il canone, e il servizio pubblico? di Maria G. Maglie

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