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Francia, sì a legge pro-armeni Turchia ritira ambasciatore

Parigi ha deciso; negare il genocidio del 1915 è reato. Ankara protesta, il premier Erdogan: "Da Sarkozy politica xenofoba"

Giulio Bucchi
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Guerra fredda tra Francia e Turchia. Il parlamento di Parigi dice il primo sì alla legge che punisce la negazione del genocidio armeno del 1915 ad opera dei turchi e Ankara reagisce duramente, richiamando in patria il proprio ambasciatore. "Quella francese è una politica fondata sul razzismo, la discriminazione e la xenofobia", ha accusato il premier Erdogan, secondo cui "simili ferite si rimargineranno molto difficilmente". Schiaffo alla Turchia -  Un anno di carcere e 45mila euro di ammenda a chi negherà in pubblico l'eccidio di centinaia di migliaria di armeni ad opera del governo dei Giovani Turchi, nel 1915. Una legge votata a larga maggioranza (per alzata di mano) dal Congresso francese, con centrodestra, nuovo centro, socialisti e comunisti tutti d'accordo. Solo il centrista François Bayrou è uscito dal coro, parlando di un testo "irragionevole e pericoloso". Ma il segnale lanciato dal presidente Nicolas Sarkozy il 7 ottobre scorso a Erevan, capitale dell'Armenia, era chiaro: la Francia avrebbe combattuto la battaglia ideologica fino alla fine, anche in omaggio a un gigante della cultura francese del 900, il cantante franco-armeno Charles Aznavour. Non solo "memoria", comunque. La legge anti-genocidio si lega anche a posizioni politiche che in chiave europea sono decisamente anti-turche. Sarkozy, infatti, si è sempre detto fermamente contrario all'ingresso di Ankara e della Turchia musulmana nell'Unione europea.

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