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Quanta freddezza per Monti anche Pdl e Pd s'allontanano

Monti: "Dai partiti c'è grande appoggio", Ma da Nania e Napoli fino Ignazio Marino è un coro di distinguo e appunti

Giulio Bucchi
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Monti l'ha ripetuto forse più a sé che agli altri: "Gli italiani sappiano che dai partiti c'è grande appoggio". Tutto questo nel giorno in cui la Lega mette in scena un'altra seduta infuocata al Senato (con Federico Bricolo che avverte: "Con questa manovra tutto può accadere, anche la secessione del Nord"), l'Idv vota no (il capogruppo Felice Belisario definisce la manovra "squilibrata, depressiva, inflattiva" e con "connotazioni di iniquità") e il decreto salva Italia ottiene il via libera definitivo. Ma i 24 voti in meno rispetto alla fiducia del 18 novembre dicono qualcosa di più. Dicono, cioè, che dai partiti checchè ne dica il premier c'è molta freddezza. Sia in aula, tra i senatori, sia fuori, tra chi cioè la manovra l'ha già votata, a fatica, alla Camera. Si comincia dal Pdl, che si stringe intorno alle parole di Silvio Berlusconi: prima è Domenico Nania, vicepresidente del Senato, a ribadire che "questo è un governo che subisco ma non gradisco, anche se mi rendo conto che è un governo legittimo. Tuttavia, definirlo un governo democratico mi sembra esagerato". Quindi Osvaldo Napoli, vicecapogruppo dei deputati pidiellini, riprende il premier: "Monti sbaglia a gettare ombre e a rappresentare le forze politiche come soggetti che parlano con lingua biforcuta, che dicono una cosa in privato per contraddirla poi in pubblico". Nessuna cambiale - In effetti, che i partiti sostengano più per senso di responsabilità o per convenienza che per convinzione il governo è cosa ormai risaputa. Per Gianfranco Rotondi "continuare a usare lo strumento della tassazione non è la medicina giusta per superare la bufera e rimettersi in carreggiata. Bisogna puntare all'equità e allo sviluppo", mentre Altero Matteoli già mette in chiaro che "il Pdl non starà fermo, deve andare a spiegare i perché di certe scelte". Le parole più chiare sono quelle di Antonio Leone (vicepresidente della Camera Pdl): "Il nostro sì al Senato sulla manovra era scontato, ma non va considerato una cambiale in bianco rilasciata al governo. Piuttosto è un invito ulteriore a contenere la pesantezza fiscale, mirando allo sviluppo e alla crescita dei consumi". Freddezza a sinistra - Più o meno lo stesso che chiede il Pd, con una differenza: chi tra i democratici lo dice fuori dai denti, si avvicina sensibilmente a Sel e Idv, contribuendo a togliere la terra sotto i piedi a Pier Luigi Bersani. Il senatore Ignazio Marino, per esempio, chiede "chiarimenti" su una manovra con misure "oggettivamente non contraddistinte dall'equità auspicabile". E sul tema delle liberalizzazioni "abbiamo assistito ad una retromarcia incomprensibile su tutta la linea".

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