Scommessopoli, ora i pentiti tirano in ballo Milan e Inter
Calcio marcio, nelle carte dell'inchiesta pure i parenti di Gattuso e il nome di Sneijder. Ma i magistrati perdono tempo
Ha cercato di salvare il suo amico e ha fatto poco per salvare se stesso. Nicola Santoni, già preparatore dei portieri del Ravenna, uno dei 17 arrestati nell'ambito del Calcioscommesse atto secondo, ha difeso Cristiano Doni, ex capitano dell'Atalanta, ma ha ammesso d'aver organizzato la combine per truccare Atalanta-Piacenza del 19 marzo 2011 (finita 3-0) e di averlo fatto comprando alcuni giocatori piacentini. Santoni avrebbe puntato 30mila euro vincendo il doppio. Intanto, spuntano anche i nomi di Rino Gattuso e Wesley Sneijder. Nell'interrogatorio di quasi due ore davanti al gip Guido Salvini, Santoni ha parlato della parcella del suo avvocato che lo stesso Doni è sospettato di avergli pagato. Santoni ha confermato che Doni si era fatto avanti per accollarsi le spese legali per il processo sportivo ma poi non gli diede nulla. A consegnargli il denaro destinato all'avvocato sarebbe stato l'imprenditore Alessandro Ettori, un passato da calciatore. Oggi tocca ad altri due amici di Doni, Antonio Benfenati, gestore dello stabilimento balneare di Cervia, e Carlo Gervasoni, ex calciatore (attualmente sospeso dall'attività sportiva) del Piacenza. Tra le intercettazioni c'è una chiamata di Doni a un'utenza mobile intestata alla società Mdf Italia spa di Milano, di cui è presidente il consigliere d'amministrazione dell'Atalanta Isidoro Fratus. Doni contatta il telefonino della Mdf il 24 marzo 2011, due giorni prima di Padova-Atalanta, uno degli incontri sospetti. MdfItalia e Isidoro Fratus si dichiarano «totalmente estranei alla vicenda in quanto l'utenza cellulare era ed è nella disponibilità del figlio Paolo Fratus, ad della società, che è amico di Doni da molti anni ed era solito sentirlo frequentemente, come avviene tra persone legate da uno stretto rapporto di amicizia». Dell'Atalanta si parla anche nel tabulato allegato all'inchiesta con le 15 telefonate tra un presunto componente della banda degli “zingari”, Ljubdija Dunderski, e Carlo Osti, attualmente ds del Lecce, ma ai tempi delle intercettazioni direttore sportivo dell'Atalanta. Osti ha spiegato che Dunderski è il suo referente per il calciomercato in Serbia. Tra le pagine dell'inchiesta emergono i nomi di altri due giocatori importanti di serie A. C'è quello di Gattuso, dopo che il pentito Wilson Perumal aveva parlato di un suo inesistente fratello. Stavolta a nominarlo è l'altro pentito, il tedesco Marjio Cvrtak. Dopo aver sentito Perumal gli investigatori gli chiedono se conosce «parenti di Gattuso» coinvolti nella manipolazione delle partite. E lui risponde. «Io non conosco nessun giocatore italiano che è coinvolto in partite manipolate. Io so soltanto che lo zio di Gattuso ha un ristorante nelle vicinanze del campo del Milan a Milanello, dove ho mangiato più volte. Io lì non ho scommesso. Non ho sentito che lì si scommetteva». Non risulterebbe un ristorante di proprietà dello zio di Gattuso nei pressi di Milanello, ma il fatto che sia Perumal sia il tedesco parlino di qualcuno dell'entourage del centrocampista non viene tralasciato. E c'è anche l'interista Sneijder nelle carte, anche se leggendo il tabellino del match in questione è probabile che chi fa il suo nome si sbagli e scambi l'olandese con Stankovic. A citarlo è Zoltan Kenesei, un ex giocatore ungherese arrestato per aver combinato diverse partite nel suo Paese. di Gilberto Bazoli