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Pecoroni Che brutta fine per i leader dei partiti: si scannano per la stanza dell'opposizione

Fanno la guerra per l'ufficio dell'opposizione che prima del Prof spettava al Pd. In guerra i leader dei principali partiti

Andrea Tempestini
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Questa è la storia di una stanza. Piccola, a dirla tutta. E nemmeno particolarmente lussuosa. L'arredamento prevede una scrivania, un divano, un computer. Fine. E però è ambita. Parliamo della stanza riservata al leader dell'opposizione. Si trova a Montecitorio, per la precisione nel corridoio dei presidenti, proprio dietro l'Aula. Se non la conosci, non la trovi. Fuori dalla porta, infatti, non ci sono targhette. Da un lato e dall'altro barbuti ritratti di presidenti della Camera di fine Ottocento. La chiave per entrare ce l'hanno i commessi. La stanza non è, in sé, un privilegio. Come si diceva, non è nulla di regale. Ma è comoda, essendo proprio dietro l'Aula. E poterne disporre è un po' uno status symbol. Certifica che sei l'altro leader, il più importante dopo il premier. L'innovazione risale al 2006. Prima di allora la Camera dei deputati non prevedeva uno spazio dedicato a questa figura. La Prima Repubblica, fondata sul proporzionale, ignorava il ruolo di leader dell'opposizione. Nel 2006, dopo la vittoria di Romano Prodi, è Silvio Berlusconi a chiederla. I vertici della Camera, obbedendo alla logica bipolare, gliela concedono. Nel 2008 passa a Walter Veltroni, leader dello schieramento “avverso”. Siamo ai tempi del governo ombra e della vocazione maggioritaria. La Repubblica sembra incamminarsi verso il bipartitismo. Nel febbraio del 2009 Veltroni si dimette da segretario del Pd. Si fa il congresso. Vince Pier Luigi Bersani. La stanzetta diventa sua. Tuttora il segretario del Pd ne è il temporaneo inquilino. Con la nascita del governo Monti cominciano i problemi. Bersani, infatti, fa parte a tutti gli effetti della nuova maggioranza che sostiene il governo Monti. Ha ancora diritto all'ambita stanzetta? I leghisti, quelli di Roma ladrona, hanno fatto presente a chi di dovere che spetterebbe a loro. Sono o no la nuova opposizione al governo? Le carte in regola ce le hanno. E allora perché non possono avere la stanza? Bossi non è più ministro. Sarebbe utile un posto dove appoggiarsi. La stessa rivendicazione, però, è pronta ad avanzarla l'Italia dei Valori, anch'essa passata all'opposizione. Si aggiunge un altro problema. Anche Silvio Berlusconi è rimasto senza scrivania. Da premier utilizzava l'ufficio riservato al presidente del Consiglio, nel corridoio a destra dell'ingresso dell'emiciclo. Ma ora? I vertici della Camera avrebbe trovato, almeno per lui, una soluzione: dargli una delle stanze ora occupate dal Servizio per le Competenze Parlamentari, quello che si occupa dell'assistenza sanitaria, previdenziale e indennità dei deputati. Peraltro si trova sempre nel corridoio dei presidenti, proprio di fianco alla agognata stanza. Se non che i funzionari del Servizio per le Competenze parlamentari avrebbero protestato. Perché stringersi per lasciar posto all'ex premier? Hanno sopportato tagli di qui e di là, prezzi rialzati al ristorante. Lasciategli la scrivania. Si dirà: tutti i deputati hanno diritto a un ufficio, qual è il problema? Vero. Ma non a Montecitorio. Molti sono a Palazzo Marino, altri a via degli uffici del Vicario. Insomma nei Palazzi attigui alla Camera dei Deputati. Solo chi ha incarichi di vertice - presidente, vicepresidenti, capigruppo e vice - ha diritto a un ufficio nell'immobile dove si trova l'Aula. E solo premier e leader dell'opposizione nel piano Aula. Questione di comodità, ma anche di banale prestigio. E il potere è fatto anche di questo. di Elisa Calessi

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