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Dare del "negro" è un reato soltanto se sei un bianco

Terry incriminato: accusa di odio razziale. Ma per le stesse offese un coloured si è beccato solo una squalifica con multa

Costanza Signorelli
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Non è più sacro niente, neanche sul campo di calcio. A Londra, Luis Suarez, calciatore uruguaiano (per metà nero), ha chiamato Patrice Evra, calciatore francese (nero al 100 per cento), «negro» e così ieri becca otto giornate di squalifica più una multa di 40 mila euro. Stesso giorno, il capitano della nazionale inglese, John Terry (bianco) viene incriminato con l'accusa di odio razziale perché ha dato del «fucking black cunt» (figa nera del cazzo) a Anton Ferdinand (nero). Dare della «figa» a qualcuno/ a in inglese non è un complimento come lo è in italiano che la dice lunga sulle differenze culturali fra i due Paesi; ma questa è un'altra storia. La cosa ancora più pazza e spaventosa è che i media inglesi non hanno osato neanche dire o scrivere le parole razziste esatte tirate fuori da Suarez e Terry per paura di offendere i poliziotti del «pensiero» orwelliani. Dove siamo finiti? E dove va a finire questa follia sovietica del politically correct, questo razzismo al rovescio? Si può dire di tutto dell'uomo bianco e va bene. Ma neanche un mezzo nero può dare del «negro» a un nero. Non ho nessuna simpatia per i calciatori. Anzi. Come i banchieri, sono pagati con somme oscene e, inutile negarlo, sono una razza di deficienti che a differenza di Sofocle (il greco) col dialogo hanno poca dimestichezza. Il calcio da anni ormai non è più il “be - autiful game” di una volta. Che c'entrano, per dire solo una, i giocatori dell'Inter, tutti stranieri, con la città di Milano? Nulla. Suarez mi pare un esponente doc della razza. Ma non merita per niente quello che gli ha fatto la Football Association (FA), la Figc inglese. Quasi quasi, a questo punto, mi trovo d'accordo col viscido Sepp Blatter, Presidente della Fifa, che poco tempo fa ha detto: «Nel calcio non c'è razzismo». Sul campo di calcio, come al bar sport, volano insulti di tutti i colori con uno scopo solo: colpire qualsiasi punto debole dell'avversario. La sua razza compresa, of course. Ad esempio, al bar che frequento io qui nella rossa Romagna, i comunisti mi danno del «culo sporco». Ma perché? Ovvio no? Sono inglese e gli inglesi non usano il bidet. Sì, ma abbiamo conquistato mezzo mondo senza, l'Italia no. I romani? Non avevano il bidet, solo i bagni. Non è razzismo questo. Fa parte del gioco. L'«Unità» mi ha dato più di una volta del «fascista» perché ce l'ho con i comunisti. Da «english gentleman» mi sentivo insultato sul serio. Ho querelato. Il giudice, comunista pure lui, suppongo, ha archiviato tutto. Ma a differenza dell'uomo nero chiamato «negro » io fascista non lo sono. Ho il culo sporco, al limite. Nel caso di Suarez, che ha un nonno nero, la parola da lui detto cioè «negro» non è in ogni caso neanche razzista per la legge necessariamente. L'ha detta in spagnolo e non in inglese. E c'è una bella differenza. In inglese, la parola «negro» potrebbe essere un insulto razzista se vuol dire «nigger» ma la traduzione corretta è «negro», cioè la stessa parola che sì, va beh, al limite, non è un complimento ma non è un insulto pesante. In più, come Suarez ha cercato di spiegare, nel suo Paese la parola «negro» viene usata da tutti - negri, bianchi, mulatti e quelli di pelle olivastra - senza problemi. Il capitano della nazionale uruguaiana, ad esempio, che ha vinto i mondiali di calcio nel 1950 Obdulio Varela, era un uomo di colore e lo chiamavano «el negro jefe» (il capo negro).  Nella nazionale di oggi Maxi Pereira, un nero, viene chiamato «El mono» (la scimmia). Come ha scritto il giornale uruguaiano “Ultimas Noticias”: «Non so in quale mondo vivremo da ora in poi… ho cercato di spiegare che noi viviamo con la gente di colore nell'Uruguay… Gio - chiamo al calcio insieme. Andiamo alle stesse feste insieme. Siamo nati, cresciuti, moriamo con loro. Li chiamiamo “negri” in una maniera naturale, anche affettuosa. Siamo integrati. E non ci sono problemi». Poi, Suarez stesso viene chiamato dai suoi compagni della squadra di Liverpool «negro »! Cosa deve fare? Denunciarli tutti? E che farebbero a un giocatore cristiano che tira fuori un crocefisso davanti a un giocatore islamico dicendo: «Vatene satana!», Sarebbe la terza guerra mondiale. Buon Natale, volevo dire. Meglio di no. Offenderà qualcuno sicuramente. di Nicholas Farrell

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