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Alle banche vanno 116 miliardi ma scordatevi i prestiti

Draghi dà soldi agli istituti per far ripartire l'Italia. Un successo l'asta della Bce: ma il credito a famiglie e imprese è un'utopia

Andrea Tempestini
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Una iniezione di liquidità che farà bene alle banche, ma forse non cambierà di una virgola la situazione, difficilissima, di cittadini e imprese. La decisione della Bce di concedere prestiti per 116 miliardi agli istituti di credito in teoria dovrebbe rendere più facile l'apertura di nuove linee di credito ai privati. E invece no, perché le banche non hano cash e quei soldi provenienti dall'Eurotower li terranno per sé. Di seguito l'articolo di Claudio Antonelli Le banche italiane hanno preso in prestito dalla Bce al mirabolante tasso dell'uno percento 116 miliardi di euro, oltre un quarto dei 489 erogati da Francoforte nell'asta straordinaria di ieri. Una iperiniezione di liquidità direttamente in vena che come previsto da Mario Draghi metterà al riparo dalle prossime tempeste i 523 istituti europei che ne beneficiano. Compreso quelle italiane che guarderanno alle richieste dell'Eba, l'authority dell'Unione, dall'alto verso il basso. Più facile fare gli aumenti di capitale, ma soprattutto più facile portare a casa profitti. Gli istituti che acquisiscono denaro all'uno per cento ed emettono titoli garantiti dallo Stato che rendono più di sei volte tanto si trovano di fronte a un bivio fatto da tre strade.Il primo: con questi soldi a sconto fare «carry trade», cioè investire in altri bond redditizi. E quindi guadagnare di brutto visti i trend. Scandaloso? Sì, ma basti pensare che all'ultima iniezione fatta dalla Fed americana di 420 miliardi, quasi la metà sono andati in speculazione pura per ripianare i bilanci. Le banche italiane dicono sempre che nulla hanno a che fare con quelle anglosassoni, così si apre la seconda strada. Probabilmente gli istituti con quei soldi si apriranno le linee di credito per finanziare i propri debiti, guadagnandoci a spanne il 3,5%. Una bella manna per fare profitti e risistemare i bilanci. Di fatto una speculazione che invece di avvenire all'esterno si fa in casa. Infine ci sarebbe l'ultima strada: finanziare le imprese a tasso agevolato. Quello che veramente serve in questo momento. Molti analisti interpellati da Libero dubitano fortemente che ciò possa avvenire. E quindi mutui al cinque per cento e prestiti anche al nove. esattamente come prima della mega iniezione di liquidità. Questo governo dovrebbe invece intervenire con un decreto e obbligare le banche a prestare la metà dell'enor - me somma al tre per cento. Punto e basta. Sarebbe semplice. Bisognerebbe farlo per salvare le aziende. «Questo Natale ogni banca pubblichi gli stipendi dei propri dirigenti, renda noto quando li paga: e sia questa la richiesta che Emma Marcegaglia e gli altri imprenditori devono fare a Mussari e all'Abi». Solo così, secondo il parere dell'economista Giacomo Vaciago, si potrà controllare che il flusso di liquidità erogato dai rubinetti della Bce prenda davvero i sentieri giusti, quello del credito alla strada. «Ci vuole trasparenza - dice il docente della Cattolica di Milano - è la prima cosa in democrazia. E, naturalmente, i banchieri devono saper fare il loro mestiere ». Imprese e banche si parlino insomma, stringano un patto: «non hanno scritto documenti tutti uniti l'estate scorsa contro il governo Berlusconi? Ora vadano avanti con il nuovo governo». «Nella megaoperazione di Mario Draghi», evidenzia Vaciago, «quel che conta è la scadenza e il tasso: vi do questo denaro per 3 anni all'1%, lo impiegate come meglio sapete fare. I banchieri ne daranno, spero a tassi ragionevoli, di più alle imprese o ai governi comprando Btp? Questo non dipende dal presidente della Bce». Sacrosanto. Eppure ieri sono stati aggiornati i tassi d'usura a sole due settimane dal taglio dei tassi da parte di Draghi. Ora siamo all'8,5% per i mutui. Al 12 (con picchi al 19) per i mini prestiti e addirittura al 25% per le carte revolving. Pensate che differenziale c'è se da un lato le banche incamerano denaro all'uno e lo prestano al 25? Ma non è usura. Lo dice la legge. Più che mai sarebbe opportuno un decreto legge perché alle aziende un po' di questo fiume arrivi senza troppi rincari. In tutto ciò le Borse non apprezzano l'operazione Draghi.

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